Recensione: Think this
Ricordate quei vinili che si potevano acquistare per due lire con la vendita per corrispondenza? Quanti “idoli” misconosciuti abbiamo scoperto in questo modo!!!! Non fà eccezione questo straordinario combo americano su cui purtroppo non sono mai riuscito a raccogliere grandi notizie ma che merita assoluta attenzione in virtù di un disco, il secondo, bellissimo e, per i tempi, innovativo.
All’indomani dell’ottimo esordio “World Cicus”, il gruppo capitanato dal funambolico axe-man Josh Christian, delizia il pubblico con una perla di rara bellezza ed intensità.
Possiamo, in linea generale, inserire il suddetto nel nostro personale scaffale dedicato al Thrash, ma in realtà il genere proposto è molto di più; prendete una base di thrash tecnico (tanto cara a certe band della Bay-area), conditela con quello strano progressive sound à la Mekong Delta e infarcitela di assoli puliti e velocissimi come insegna zio Yngwie: dovrebbe bastare a rendere l’idea di cosa troverete tra i solchi di questo consigliatissimo vinile!
Dopo un’intro fuorviante ed onirica, parte la possente title track e ci accorgiamo che se il rifferama può essere riconducile al filone thrash, il suono ne è decisamente lontano, risultando progressivo nel senso più ampio del termine.
Il disco prende però quota dalla seguente “Greed”, che parte sparata, ponendo in bella mostra le qualità vocali del singer e la perizia tecnica del gruppo, cosa ben più evidente nelle tre tracce successive: prima l’intricata e cerebrale costruzione di “Spontaneous” che ben si stempera in un orecchiabilissimo ritornello, poi la nostalgia elettro-acustica dell’intensa power-ballad “There stood the fence” introdotta da un arpeggio che sfocia in un clima elettrico sempre di gran classe e di buon gusto melodico, e la superlativa “Black and White” nel cui break Josh si esibisce in un funambolico e velocissimo assolo che va così a spezzare la trama incalzante del brano.
Ed ancora le vorticose ritmiche di “In God” dal superbo ritornello, le avvolgenti atmosfere progressive di “Machine Dream” e la dissonante “Shotgun Logic”…….un disco da riscoprire assolutamente: una possibile strada per l’evoluzione del thrash.
Correte a cercare nei cataloghi per le vendite per corrispondenza: forse ne troverete ancora qualche copia!!!