Recensione: Third Impression
Nel 1988 “…To The Power of Three” fu il primo ed unico album dei 3, formazione “alternativa” agli Emerson, Lake & Palmer, nella quale al basso ed alla voce vi era l’ottimo Robert Berry, allora proveniente dagli Hush.
I 3 ricollocavano il suono degli ELP nel contesto del sound del decennio che si stava peraltro per concludere. Ai riverberi progressive, dunque, il trio accostava una vena ben più vicina al pop ed all’AOR, seguendo la lezione fortunata di Asia, GTR e degli Yes di “90125”.
Vent’anni dopo, anche sull’onda della commozione per la morte di Emerson, Robert Berry ha rimesso mano alle registrazioni che avrebbe voluto pubblicare insieme al tastierista inglese se la vita di quest’ultimo non si fosse conclusa così prematuramente e tragicamente, sorprendendo e raccogliendo consensi con “The Rules Have Changed”, attribuito alla ammodernata sigla 3.2.
Adesso Robert Berry ha inteso chiudere questa ideale trilogia (ecco riapparire il numero tre…), dando alle stampe un nuovo album, dal titolo “Third Impression”.
Il nuovo lavoro non lesina, come il precedente, un mood malinconico che ben si adatta alla voce di Berry. In quest’ ambito risplendono canzoni come la splendida A Bond Of Union, una ballata pianistica intrisa di malinconia, e The Devil Of Liverpool, semiballad progressiva pure dall’atmosfera nostalgica e dalle incursioni di tastiera in stile “emersoniano”.
Missing Piece è ancora uno slow sentimentale ed evocativo, qui con accenti da power ballad nel quale, ancora una volta, il canto di Robert Berry si esprime ai massimi livelli.
Emotional Trigger, invece, pur se in un ambito ancora soft e pianistico, assume qualche nuance di tipo jazz-fusion, mostrando ancora una volta l’eclettismo del boss dei 3.2.
Never, ancora, unico brano il cui arrangiamento è attribuito anche a Emerson, è elegantissima e ingioiellata d’inserti prog-jazz di tastiere e chitarre.
Altrove, “Third Impression” disegna scenari più marcatamente prog-rock, che, rispetto al precedente album, assumono qui connotazioni più energiche.
E’ il caso di A Fond Farewell, pomposa e trascinante e carica di un entusiasmo che contrappone le sue atmosfere positive alla malinconia delle altre canzoni sopra citate. Anche What Side You’re On è veloce e tumultuosa, mentre Top Of The World s’apre con un incipit di chitarre per poi svilupparsi in uno svolgimento elaborato e non privo di sfumature etniche (che fanno venire in mente certe espressioni della nostra PFM) e di grande suggestione melodica ed epica. Anche tra questi suoni s’incastonano incursioni ora impetuose ora solenni dei tasti d’avorio e altre, raffinate, di chitarra elettrica.
Anche Black Of Night esibisce suggestioni world pur se in un tessuto sonoro prog/AOR, tessuto che rappresenta il marchio deciso di Killer Of Hope, grintosa ed energica.
In definitiva, “Third Impression” chiude magnificamente il trittico “3/3.2”, scintillante com’è di qualità compositiva e d’arrangiamento, ma anche d’intense suggestioni emotive e ragguardevole gradevolezza d’ascolto.
Francesco Maraglino