Recensione: This Place Will Become Your Tomb
Chiudete gli occhi. Immergetevi nel più cupo dei silenzi, là dove neanche un battito di ali può raggiungervi. Lentamente, abbandonate il vostro corpo alle immensità dell’abisso, appacificate i vostri sensi, godetevi questo momento di assoluto oblio; e proprio quando credete di aver perso ogni speranza, quando vi sentite pervasi dall’impossibilità di riemergere da questo spazio immenso, giungerà la potenza della musica.
This Place Become Your Tomb è la rappresentazione uditiva di quell’immensità ignota, laddove la mente umana a stento riesce a protrarsi, che ci viene presentata sapientemente da due artisti che del mistero hanno fatto il loro punto di forza, tanto da indossare delle maschere e nominarsi semplicemente come Vessel 1 e Vessel 2. Appena iniziato l’ascolto, ci ritroviamo catapultati in un’atmosfera claustrofobica, degna degli oceani più profondi, dai quali la meravigliosa ed enigmatica copertina del disco prende spunto: la nostra discesa può dunque avere inizio.
“Atlantic” si apre con una suite di pianoforte che, accompagnata dalla melodiosa voce di Vessel 1, ci abbraccia come il canto di una sirena per trascinarci a fondo, dove ad ogni fiato che tentiamo di inalare, la strumentazione incalzante e sempre più potente ci attanaglia togliendoci ogni possibilità di fuga. “Hypnosis” è potenza pura, un concentrato di ritmiche serrate, atmosfere che tolgono il respiro e la solita voce che ci conduce attraverso l’ignoto: a tratti la traccia presenta contaminazioni progressive e djent che la rendono una delle più riuscite dell’intero lavoro; come recita il titolo, un’ipnosi sensoriale che trascina l’ascoltatore ancora più a fondo, dov’è costretto a fare i conti con le proprie sensazioni.
Seppur mantenendo una vena alternative metal sempre spiccata, “Mine” svicola verso qualcosa di più introspettivo, con sonorità da principio frizzanti e stimolanti, immagine di una riflessione interiore che ci pervade durante questa apnea infinita. Circondati da un senso infinito di smarrimento, ci imbattiamo nella quarta traccia, “Like That”, che come la precedente carica l’ambiente di sonorità nuove, aleatorie: intorno a noi si palesano figure enormi, minacciose, abitanti di abissi che non conosciamo.
In questa lotta sfrenata, la nostra mente trae sollievo con “The Love You Want”, prima vera boccata di ossigeno dopo la precedente tempesta: ogni nota riporta la mente dell’ascoltatore su isole pacifiche, ricche di colori, di natura e profumi. Stremati, ci abbandoniamo a questo abbraccio, pervasi da un calore che mancava ormai da troppo tempo, fino a udire in lontananza una richiesta, un’eco tanto dolce quanto amaro. “Fall For Me” rappresenta il brano più breve ma allo stesso tempo più intenso dell’intero album, riuscendo nei suoi 2:26 a far capire come si possono fondere più correnti musicali dando vita a un piccolo capolavoro: immergendosi nell’ascolto ci sentiamo piccoli di fronte all’immensità della natura e del creato, come se quest’ultima ci stesse chiedendo di cadere per lei, di smetterla di causare tanti danni.
Ma amici lettori, ci troviamo di fronte ad un album metal, non a una conferenza sui diritti dell’ambiente, e gli Sleep Token sanno benissimo come riportarci sui binari giusti: “Alkaline” riprende le vecchie sonorità, decisa e convincente, potente e diretta, come un colpo sferzato da una balena bianca in pieno oceano. Unico risultato, tornare a fondo. Sperimentando di nuovo quella sensazione di claustrofobia, cerchiamo qualcosa che possa mandare la mente altrove, e qui “Distraction” capita a fagiolo: la voce di Vessel 1 è di nuovo come una carezza sulla nostra pelle, lieve e sottile, accompagnata da effetti di sintetizzatore che rilassano ogni fibra e cellula del nostro corpo stremato, appassito. La caduta verso le immensità dell’oceano ci appare finalmente amica, non abbiamo più paura di quell’oscurità che fino a poco fa ci terrorizzava: con “Descending” ci abbandoniamo totalmente alla certezza che non torneremo mai più in superficie, nulla potrà salvarci dal nostro destino.
Giunti così alle ultime tre tracce di questa splendida opera, non vediamo l’ora di scoprire come andrà a finire questa immersione emozionale che gli Sleep Token ci hanno regalato: “Telomeras”, “High Water” e la conclusiva “Missing Limbs” sono il sunto di un intreccio straordinario che la band è riuscita a comporre con un’eleganza che raramente si ritrova ai giorni nostri.
Sintetizzatori sempre ineccepibili, la batteria di Vessel 2 a creare un muro ritmico che a tratti ricorda le onde del mare e la voce incredibilmente iconica di Vessel 1 che rapisce fin dai primi minuti: questi sono gli ingredienti che compongono This Place Will Become Your Tomb, un’immersione nelle profondità dell’oceano che consiglio ad ogni appassionato che voglia godersi della buona musica superando la propria paura dell’ignoto.