Recensione: This Wicked Nest
Undici lunghi anni di oblio hanno segnato la storia degli Helstar dai fasti del passato ai giorni nostri. Il come-back del 2006 con la classic line-up si è dimostrato mossa vera e non fumo negli occhi e di questo va sicuramente dato atto al combo statunitense. Sins of the Past, The King of Hell, Glory of Chaos sono titoli che potrebbero suonare come slogan vuoti se dietro ad essi non vi fosse il credo siderurgico del combo di James Rivera. Tre album schiacciasassi, ognuno a proprio modo, fra reprise clamorose e manciate su manciate di inediti. Soprattutto l’ultimo, Glory of Chaos, ha rappresentato l’orgasmo metallico più fragoroso della carriera artistica dei quattro yankees: potenza, velocità assassina e fede, tanta fede per il Verbo.
Il nuovo This Wicked Nest rappresenta giocoforza un rallentamento della proposta, anche perché, obiettivamente, un ulteriore carico sommato al tonnellaggio espresso in ‘Glory avrebbe potuto portare a risultati fuori soglia, dall’esito tutt’altro che scontato. Trattasi quindi di una sorta di ritorno alle origini del suono primigenio da parte dei texani, ovviamente in linea con gli standard di produzione dei giorni Nostri.
E’ impagabile il brivido che dà il calarsi nell’ascolto di un disco di un gruppo che rappresenta un caposaldo, una granitica sicurezza nei confronti della potenza che sa eruttare l’heavy metal. Gli Helstar fanno parte di questa categoria, così come tanti altri, uno su tutti gli Exciter, compagni di furore agonistico espresso alle casse. Così come per John Ricci e soci, anche da parte di James Rivera (voce), Larry Barragan (chitarra) Rob Trevino (chitarra) e Mikey Lewis (batteria) si pretendono bordate, e le bordate arrivano, puntuali, anche da quest’ultimo This Wicked Nest. Hanno i nomi di Fall of Dominion e della title track, canzone dall’ottimo bridge, ma la sostanza non cambia: US heavy metal imbastardito da elementi di Thrash purissimo, condito con la grazia di un bulldozer imbizzarrito…
Segue una serie di classiconi dalle metriche anni Ottanta come Eternal Black, Souls Cry, It Has Risen, Defy The Swarm e la stessa Magormissabib, posta in chiusura, figli di situazioni musicali poco frequentate nel precedente Glory of Chaos. Niente di nuovo sul fronte occidentale in casa Helstar, quindi, se non l’ulteriore conferma di integrità metallica da parte del combo di Houston. Da rimarcare il fresco flavour epico di Cursed così come l’inutilità della strumentale Isla De Las Munecas.
Purtroppo la formazione statunitense non annovera più lo storico bass player Jerry Abarca, che ha dovuto necessariamente mollare per problemi di salute e il suo posto, quantomeno dal vivo, è stato preso da Matej Susnik. This Wicked Nest è disponibile anche in vinile in 666 copie.
Helstar: una garanzia, ieri come ora e sempre!
Stefano “Steven Rich “ Ricetti
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