Recensione: Thor
Pur muovendosi fin dal 1987 la prima cellula reale dei Wizard risale al 1989, quindi esattamente vent’anni fa. Certe ricorrenze vanno festeggiate adeguatamente e i cinque tedeschi si regalano e ci regalano – si fa per dire -, un album intitolato Thor che fa dell’integrità metallica il proprio credo. Già, proprio quell’integrità che molto spesso riempie la bocca di band che hanno raccolto in termini di vendite molto di più del combo proveniente dalla Westfalia e non hanno poi dimostrato con i fatti la coerenza dei Wizard.
Basti pensare che, di fatto, dal debutto Son Of Darkness del 1995 la line-up si è praticamente mantenuta inalterata per otto album – non noccioline – e che il chitarrista Michael Maas si prese tre anni di pausa solamente per problemi legati alla sua salute, riunendosi agli altri defender nel 2007. Purtroppo, o per fortuna, dipende dai punti di vista, l’atteggiamento fiero battagliero dei Nostri li ha un poco alienati dal grande pubblico, quello che porta a numeri ragguardevoli, anche nella loro terra nativa, costruendo viceversa un legame di coesione fortissimo fra il gruppo e i propri, fedeli, die-hard fan.
Thor è il primo album in carriera a godere della doppia chitarra e i benefici si sentono fin dall’opener Utgard(False Games), una mazzata metallica a la Grave Digger in doppia cassa che spazza via qualsiasi dubbio su un eventuale ammorbidimento del sound proposto dai teutonici. Midgards Guardian è un inno bello e buono, arioso e possente, seguono le veloci cannonate di Asgard, in piena tradizione crucca. Serpents Venom apre il cuore e gli orizzonti, grazie a un songwriting d’eccezione che conferisce a questa epica ballata la marzialità dei grandi. Resurrection continua il discorso iniziato anni fa – e per il momento terminato -, da parte dei Running Wild mentre The Visitor scomoda i Manowar d’annata, in un brano eroico al limite del tronfio, ma va assolutamente bene così.
What Would You Do? risulta più leggera anche se fortemente influenzata da Di Maio e soci periodo Fighting The World, Utgard (The Beginning) è fresca e gioviale in virtù di un cantato aperto da parte dello storico singer Sven D’Anna. Per descrivere Stolen Hammer basta citare il titolo, Lightning continua in velocità con i consueti riff a la Manni degli Scavafosse e Pounding In The Night cala il sipario fra cori incrociati. In generale produzione e suoni eccellenti. Copertina che non lascia scampo a quanto contenuto all’interno del dischetto ottico.
Wizard: gruppo tradizionalista tutto d’un pezzo che si guadagna, con questo solido e quadrato Thor, la meritata attenzione. Hail Defenders!
Stefano “Steven Rich” Ricetti
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Tracklist:
1. Utgard (False Games)
2. Midgards Guardian
3. Asgard
4. Serpents Venom
5. Resurrection
6. The Visitor
7. What Would You Do?
8. Utgard (The Beginning)
9. Stolen Hammer
10. Lightning
11. Pounding In The Night
Line-up:
Sven D’Anna : Vocals
Dano Boland : Guitars
Michael Maass : Guitars
Volker Leson : Bass
Snoppi Denn : Drums