Recensione: Those Who Have Fallen Beyond the Grace of God

Di Giuseppe Casafina - 30 Dicembre 2015 - 12:24
Those Who Have Fallen Beyond the Grace of God
Etichetta:
Genere: Death 
Anno: 2015
Nazione:
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70

Che bella cosa che è il brutal death metal.

Per chi lo apprezza, ovvio.

E che per chi apprezza queste lugubri sonorità, sappiate che qui troverete un bel pezzo di pane raffermo per i vostri canini, sarò difficile mordere il farinaceo pane dei Visceral Throne, perché nel frattempo che v accingerete al primo affondo mandibolare vi ritroverete con tutto il resto delle vostre ossa spezzate (sapete, l’osso pelvico si dice sia prezioso, al pari della spina dorsale….poi, fate vobis).

 

Ammetto di non esser mai stato a conoscenza di costoro, almeno fino a prima che mi auto-affiancassi la recensione di questo solido EP di ben 5 tracce, con tanto di cover degli Internal Suffering inclusa per concludere la caciara: c’è poco da dire a livello di originalità, questi tre pazzoidi suonano un brutal death sparato a 13.000 miglia orarie e non si discostano da un millimetro da quanto detto, però c’è da ammettere che la compattezza sonora è notevole, il tiro assassino è quello giusto, l’artwork è un mix tra il satanasso ed il disgustoso….che è proprio quello che ci vuole per gustarsi tale disgusto (scusate, il gioco di parole mi è stato irresistibile) nella maniera più fetida possibile.

Le vocals sono gutturali ma definite non cadendo mai nello stereotipo del ‘maialino incomprensibile’ e preferendo un vocalizzo più orientato per certi versi al verso gutturale più classico, mentre la produzione dei pezzi è davvero molto nitida (ottimo il sound complessivo della batteria, specie del rullante che è davvero azzeccato nel contesto), pur mantenendo un certo alone di crudezza e mediosità: come sempre, non si grida al miracolo, ma i bulloni sono fissati al punto giusto e la baracca si mantiene bene, per un sound dall’impatto decisamente buono.

Tra i solchi di questo breve ma sparatissimo mini album troverete ben poca salvezza sia sonora che filosofica, tanto che dopo la intro/title-track partirà “Father”, di certo non un sentito elogio al magniloquente ‘Geesoos’ quanto un insulto, neanche troppo moderato, fatto di accelerazioni al fulmicotone e rallentamenti al profumo di zolfo.

Già in questo (mio) primo assaggio di costoro, si nota come le singole parti strumenti iano intricate come da tradizione, con una menzione particolare per il riuscito assolo di chitarra che ci viene  regalato verso il finale del brano. Neanche tre minuti di pura estasi sonora, per una brano che cresce con gli ascolti….ebbene sì, succede anche con il brutal, perché quando le sonorità sono fatte bene, non c’è genere che tenga.

L’amore per ‘Geesoos’ continua sparando in piena faccia la pallottola successiva: “The True Sin” parte a 300.000 miglia orarie per poi alternare accelerazioni, rallentamenti, cambi di tempo con una prestazione del batterista semplicemente superlativa (non so voi, ma quel rullante in stile ‘Lattina della Pepsi’ è veramente azzeccato come ho già detto…. – Nda). La seconda parte del brano è brutal al 100% con un feeling lento, dall’incedere quasi doom, con in più quelle vocals da maiale strozzato che tanto ci piacciono (perché ci piacciono, vero?)….una garanzia di ‘maialaggine’ blasfema, quindi perché non premere nuovamente il tasto play?

Segue poi “Indulgences”, terzo atto di profondo amore per le più svariate Vergini sacre (!), o almeno così si suppone: ancora tecnicismi a go-go, si accelera e si rallenta come se stessimo viaggiando su delle Montagne Russe progettate da un ingegnere dagli intenti criminali….perchè il brano fa sanguinare le orecchie che è un piacere. Pura amministrazione brutal, ma bisogna ammettere che il tutto è ‘amministrato’ veramente bene.

Un altro brano che scorre insomma, per poi avviarci alla conclusiva cover degli Internal Suffering, “Colossal Vortex”, rifatta decisamente alla loro maniera, un’ottima conclusione per un EP assassino.

Una recensione forse breve, così come breve è l’EP (meno di un quarto d’ora di durata) ma che basta a capire quanto talento ci sia dietro questi macellai dal buon gusto musicale (e fermiamoci a quello, non mi sembra il caso in indagare sui loro gusti sessuali, vero?)….ed intanto la cover finale cala di volume.

 

L’anti-messa è finita, non andate in pace e che il brutal sia con voi.

….e con il suo spirito incendiario!

(Un finale blasfemo per un mini blasfemo. )

 

Attendo il prossimo album per eventuali conferma, anche se per ora i Nostri ne escono promossi: ottimi ‘mestieranti di mestiere’, passatemi il termine….

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