Recensione: Three Legs Of Trouble
Debutto discografico per gli americani Stonerider, band costituitasi dallo scioglimento dei Fight Paris, chiassoso gruppo hard rock dalle evidenti connotazioni punk ed autore di un solo album (“Paradise Found”) nel corso del 2005.
Sin dall’immagine di copertina e dal tipo di font scelto per il logo, la strada intrapresa dal combo di Atlanta appare evidente e dichiarata: ancora una volta hard rock torrido ed infuocato, imbevuto però, di riferimenti più volti al Southern Rock vecchia maniera ed allo Stoner meno liquido e “stranito”, in una miscela che, almeno sulla carta, non può far altro che solleticare la curiosità e l’interesse.
I buoni propositi non sono tuttavia sempre facili da soddisfare e, talvolta, al desiderio ed alla volontà di mettere in pista qualcosa di vincente e ben costruito, può non seguire un’effettiva riuscita del progetto, che risulta così dotato di qualche risvolto positivo, ma non al punto da convincere appieno, sciogliendo tutte le riserve.
Il nocciolo principale è sempre il medesimo: quante volte ci è già accaduto di ascoltare cose simili?
Decine, forse centinaia.
Ma con un limite ben più notevole di un’originalità che, in un genere tradizionalista e conservatore come quello affrontato, è aspetto che potremmo definire, se non marginale, quantomeno di secondo piano. Quello che scarseggia, invero, è la pura capacità di intrattenere, il songwriting e l’abilità di costruire linee melodiche che sappiano ammaliare con forza e carattere, garantendo longevità e durata al disco.
Ad un primo sommario ascolto, le dieci tracce inserite in scaletta appaiono, infatti, di discreto valore, ma ad una più attenta ed approfondita analisi rivelano inevitabili carenze in termini d’efficacia, presentandosi piuttosto come una sequenza di episodi fini a se stessi, incapaci di incidere in maniera determinante e di garantire passaggi memorabili o degni di essere ricordati.
In buona sostanza, l’album scorre ma non suscita grandi emozioni, risultando piuttosto un impersonale esercizio di scuola vetero-hard rock (consistenti le influenze di Ac/Dc e Jimi Hendrix), destinato ad una fuggevole apparizione e ad una altrettanto veloce scomparsa dai lettori cd degli appassionati.
Qualche canzone di discreta levatura (“Back From The Dead” e “Wild Child” su tutte), non consente in ogni caso a ‘Three Legs Of Trouble’ di andare oltre ad un livello minimo di sufficienza, riservando pertanto le possibilità di maggior successo, ad un futuro che ci auguriamo meglio assortito e ricco di idee vincenti.
Un platter “molto fumo e poco arrosto”, per concludere, che, oltre ad una cappa di suoni amplificati, roventi e torridi, nulla sa offrire e si perde in un mare di proposte senz’altro più significative e meritevoli di menzione.
Tracklist:
01. Rush Hour,Baby
02. Back From The Dead
03. Ramble Down
04. Juice Man
05. Wild Child
06. Bad Lovin’ Never Felt So Good
07. Hair Of The Dog
08. Bite My Tongue
09. Breakout
10. Shut My Mouth
Line Up:
Matt Tanner – Voce / Chitarra
Neil Waren – Chitarra
Jason Krutzky – Batteria
Champ Champagne – Basso