Recensione: Thronräuber
Gruppo atipico, questi Totenmond: atipico e a suo modo originale, tanto che, devo ammettere, ho avuto qualche esitazione nello scegliere quale genere assegnarvi nell’intestazione della recensione. Il death può considerarsi l’influenza predominante, ma non si può trascurare la forte impronta black, così come la presenza di sfuriate di stampo thrash, o di rallentamenti che molto hanno in comune con la scuola death-doom dei primi anni ’90. Tanta carne al fuoco, ma d’altra parte questo terzetto tedesco non è certo un novizio del mondo della musica. Nati ufficialmente nel 1990 dalle ceneri di un gruppo punk (sebbene l’esordio discografico risalga al 1996), i Totenmond hanno gradualmente raggiunto un’importanza di tutto rispetto nella scena estrema tedesca grazie a un’intensa attività live, e grazie ad una produzione discografica abbastanza cospicua (ben sei album precedono il qui presenteThronräuber).
Lo stile del gruppo, come accennato poco fa, non è facile da definire: la base di partenza è il death metal vecchio stampo fatto di brutalità, suoni potenti e asciutti, e nessuna concessione alla melodia. Su questa impalcatura death, si innestano influenze black che si traducono in velocissimi blastbeats che scandisono il ritmo come nella miglior tradizione scandinava, e riff secchi e taglienti; come se non bastasse, abbiamo accelerazioni che sono un po’ figlie bastarde del thrash degli anni ’80, in parte debitrici al tipico stile Slayeriano (eccetto gli assoli, totalmente assenti nei Totenmond). Ancora, in altri passaggi il registro cambia completamente, e tutta l’aggressività di cui sopra subisce una battuta d’arresto per far spazio a rallentamenti che sembrano uscire direttamente da un disco dei Decomposed: la batteria si fa più cadenzata, il riffing più cupo, l’atmosfera più solenne. Lo stile vocale è invece abbastanza univoco: un growl urlato che svolge adeguatamente il suo dovere, ma che a fronte di tante variazioni sul piano musicale, risulta essere in un’ultima analisi leggermente unidimensionale. Sarebbe stata più apprezzabile un’alternanza fra growl e scream, così da sottolineare ancora maggiormente l’ecletticità della proposta. Ecletticità che, però, non sempre è incanalata nel modo giusto: le influenze di cui sopra non sono tutte presenti in ogni canzone, e così abbiamo alcune tracce interamente death, un paio quasi interamente black, e qualcun’altra dove prevale decisamente la componente thrash o quella doom. Il risultato finale, per quanto complessivamente positivo, finisce per essere a tratti disomogeneo: passando da una canzone all’altra, a volte sembra anche di passare ad un gruppo diverso, se non fosse per la voce, che mantenendosi sempre uguale fornisce un punto di riferimento inequivocabile. Non dico che fosse richiesto di implementare ogni singola influenza in ognuna delle loro canzoni (si rischiava, anzi, una sterile ripetizione), ma di amalgamarle meglio sì: così com’è adesso, è un album di buone idee mal distribuite, che rischiano di far sembrare i Totenmond un minestrone dov’è stato messo un po’ di tutto, ma senza curare con la dovuta attenzione la transizione da una componente all’altra.
Thronräuber è buon disco, con canzoni ben fatte e coinvolgenti, ma che pagano il loro stile troppo variegato e non perfettamente calibrato: si rischia che diverse tipologie di ascoltatori apprezzino questo o quell’elemento della loro musica, ma non ne digeriscano altri. D’altra parte c’è da dire che la varietà non manca di certo, e che gli appassionati di tutti i generi di riferimento dei Totenmond (death, black, thrash, doom) troveranno senz’altro qualcosa di appetibile. Per il futuro, però, sarebbe auspicabile un po’ di coesione in più, così da fornire al gruppo un’identità più spiccata e una maggiore continuità di fondo.
Giuseppe Abazia
Tracklist:
01 – Luzifer Stampft (03:33)
02 – Achtung Panzer! (05:03)
03 – Nihil Novi (04:53)
04 – Dornenschaf (05:18)
05 – Schlachtinfarkt (04:25)
06 – Sonnenstrahl (06:22)
07 – Templum Omnium Hominum Pacis Abbas (05:38)
08 – Rausch Unser! (05:29)
09 – Schwarz Als Zweck (04:28)
10 – Luzifer Stampft 2 (03:33)