Recensione: Through a glass darkly
Con questo “Through a Glass Darkly” prodotto dalla Musea, i nostrani London Underground arrivano alla loro seconda uscita discografica. Il quartetto composto da Daniele Caputo (batteria, voce), Stefano Gabbani (basso), Gianni Vergelli (chitarra) e Gianluca Gerlini (tastiera) con l’ausilio di alcuni session-man per quanto riguarda sax, flauto e armonica a bocca ci propone un ritorno agli anni ’70 sia per quanto riguarda l’immagine che la musica.
Sono chiari i riferimenti a band di rock progressivo dei Sevenies’ all’interno di tutto il cd che riesce perfettamente a ricreare l’atmosfera degli anni d’oro del genere anche grazie al suono della Hammond di Germini che riesce ad essere suonata magistralmente in tutti i brani.
Il lavoro è un susseguirsi di brani psichedelici che riportano alla musica dei primi Pink Floyd; ne è un chiarissimo esempio “Sermonette” che, grazie anche agli effetti e alla voce calda e riflessiva di Caputo, ci riportano a Woodstock con sonorità adattissime all’epoca senza però tralasciare qualche stralcio di modernità dovuta agli assoli di chitarra decisamente più moderni.
Troviamo qua è là anche evidenti tracce di Atomic Rooster come nell’opener “End of The Race” e in “Can’t Find The Reason”, canzone scritta da V. Crane, tastierista degli Atomic Rooster, in cui l’avvicinamento alla musica anni ’70 è impressionante anche grazie all’importanza data alle tastiere in questo brano.
Con “Everything is Coming to an End” il gruppo sperimenta anche l’ hard rock delle origini con un suono di chitarra rude e graffiante, un ritmo molto sostenuto che farebbe agitare qualsiasi rockettaro e un tappeto di tastiere che rende la pienezza del brano una cosa peculiare.
La titletrack “Through a Glass Darkly” è a mio parere il brano meglio riuscito e più coinvolgente nonostante sia un brano non molto ritmato; molto interessante il fatto che le voce di Caputo riesca a far provare brividi ed emozioni solo con la sua intonazione senza fare nulla di eclatante o particolarmente originale
Altri riferimenti importanti sono senza dubbio a Jimi Hendrix, come in “Travelling Lady” e ai primi Deep Purple in “Another Rude Awakening” in cui il suono tipicamente datato viene affiancato a soluzioni più moderne in modo da non rendere mai noioso il pezzo.
In conclusione questo “Through a Glass Darkly” è un ottimo lavoro di progressive rock che mischia sapientemente spunti presi da musicisti degli anni ’70 con momenti più moderni e vicini all’ hard rock; in tutta la durata del cd non ci sono cadute di stile né di ritmo e l’eterogeneità del prodotto rende quasi impossibile annoiarsi. Ovviamente è un cd consigliato agli amanti del genere e ai nostalgici di un rock ormai quasi scomparso ma sempre valido e attuale; questi London Underground ne sono la prova vivente.
TRACKLIST :
1. End of the Race
2. Travelling Lady
3. Sermonette
4. The Days of Man
5. Analonihum
6. A Beautiful Child
7. Through a Glass Darkly
8. Cryptical Purple Browne Orchade
9. Can’t Find the Reason
10. Everything is Coming to an End
11. Another Rude Awakening