Recensione: Through The Ashes Of Empires
A seguito del controverso “The Burning Red” e dello sfortunato “Supercharger” (noto più per la sfortunata scelta del suo singolo di lancio, “Crashing Around You”, a ridosso dell’11 settembre), la band di Robb Flynn si era ritrovata nel 2002 di fronte a due alternative: proseguire sulla strada della contaminazione di stampo cross-over oppure tornare sui propri passi e proporre un disco dalle sonorità prettamente thrash.
Neanche a dirlo i Machine Head hanno optato per una via intermedia, ma sicuramente più vicina alla seconda che alla prima, ovvero l’adozione del caro vecchio post-thrash ma condito con una sana e non spregiudicata dose di melodia. Il risultato è un disco certamente diverso dai precedenti, che pur sapendo di passato conferisce al “Machine Head-sound” nuove ed interessanti soluzioni.
La dichiarazione di intendi del nuovo (vecchio) corso è costituita dalla rocciosa “Imperium”, che è anche il primo singolo estratto dall’album e di cui è stato girato un video. Dopo una breve introduzione si può sentire come Robb Flynn sia tornato a ringhiare come un tempo, ma neanche gli il resto della band è da meno: la sezione ritmica è più agguerrita che mai e i riff si susseguono tra un alternarsi tra parti ora veloci ora lente, ora aggressive ora eteree; ma la perla arriva dopo qualche minuto, dopo il classico rallentamento: il brano diventa più agguerrito e cala sul tavolo un assolo che da anni non se ne sentivano così, per poi concludersi in frenata così come era iniziato poco meno di sette minuti prima.
Un breve assolo di batteria ci introduce a “Bite The Bullet”, il cui lento incedere stile “The More Things Change…” è arricchito dall’alternanza continua tra voce pulita e graffiante growl da parte di Robb Flynn, mentre il finale riprende in crescendo il tema iniziale del brano: un bel pezzo, ma che avrebbe potuto dare di più anche perchè è davvero troppo corto.
Inizia rapida anche “Left Unfinished”, canzone il cui testo è riferito, come molti altri, all’infanzia di Robb Flynn: questo brano è sorretto dal classico riff che sfocia in un ritornello molto melodico ma per nulla banale: la lunghezza del testo implica comunque che questo brano risulti un po’ più ripetitivo dei precedenti, dato che tutto sommato la sua struttura risulti molto semplice.
L’introduzione particolare di “Elegy” lascia presagire davvero bene, con riffone carino, se pur elementare, sottolineato da una batteria pulsante; qui Flynn canta pulito seguito a ruota dalla sua band, per poi passare dal coro aggressivo e deciso e, dopo poco, un minuto scarso di melodia e con arpeggio effettato poco prima dell’assalto finale, pur se a velocità ridotta.
Il primo brano davvero complesso del disco è comunque “In The Presence Of My Enemies”: intro con chitarre distorte, seguiti da tom e basso, il brano prende definitivamente corpo in un minuto circa con il classico riffone. Flynn canta con rabbia, ragionata e contenuta, il suo odio per gli oppressori degli innocenti; contraddistinto anche questo brano da un coro a voce pulita, i Machine Head decidono che questa volta è il caso di andare avanti: durante una breve pausa, un arpeggio malinconico accompagna delicatamente il primo, bell’assolo del brano, per poi tornare a fare la parte del leone con una cavalcata degna dei vecchi tempi. Davvero un gran bel pezzo.
Avendo sentito parlar bene di “Days Turn Blue To Gray”, devo che mi aspettavo davvero tanto da questo pezzo: le mie attese non sono state tradite, certo, ma un attento ascolto si nota subito una notevole somiglianza con la track di chiusura di “The More Things Change…”, “Blood of the Zodiac”. Non avrebbe certo senso stabilire quale sia la megliore: sono due canzoni di due album davvero diversi, piuttosto lascio parlare per me l’ultimo minuto e mezzo del brano, davvero bello nel suo sviluppo in cui riesce a passare da una dolce e sussurrata melodia ad una rabbiosa martellata in modo lodevolmente spontaneo.
Ma è “Vim” a rendere di nuovo superlativo questo disco, grazie ad una struttura più intricata, come la quinta traccia, ed una seconda parte in crescendo davvero da applausi: i riff si susseguono in modo naturale e per nulla forzato per poi incrociarsi per calare il poker grazie ad un assolo degno anch’esso dei tempi di “Burn My Eyes” e dare il “la” all’assalto finale, questo però molto più contenuto rispetto al passato.
Molto più semplice invece è “Seasons Wither”, in cui si Robb si destreggia tra strofe sussurrate e pre-cori grintosi, il tutto affiancato da un continuo alternarsi tra pieno e vuoto; la pausa melodica introduce l’ultima ripetizione del sempre piacevole coro, ma per quanto mi riguarda tutto ciò è un preludio alla bella “Wipe The Tears”: il parlato iniziale di Flynn è cadenzato dalla marcia indotta dalla batteria di McLain per poi esplodere nel coro con un riff che, sì, sa di già sentito, ma che suona particolarmente bene in questo pezzo per come si è sviluppato finora; onestamente mi sono ritrovato spesso a strillare come un matto come Robb quando fa “Don’t give in, Don’t give up”.Dopo l’ennesima bella pausa melodica, riparte l’assalto dei Machine Head che conduce all’ultimo brano della tracklist:tanto per intenderci, “Descend The Shades Of Night” è il classico brano che chiunque, avendolo a disposizione, si troverebbe costretto a porlo in chiusura trattandosi di una canzone lenta e malinconica in cui Flynn, dopo un sussurro delicato accompagnato da chitarra acustica, trova finalmente sfogo nel coro soprattutto verso la fine del brano; occorre ancora una volta sottolineare il semplice ma bell’assolo finale che porta a conclusione questo quinto album di studio dei Machine Head.
Che dire, posso tranquillamente consigliare questo disco a tutti i fan della band mentre, per gli altri, posso solo sostenere che si tratta di un gradito ritorno di uno dei gruppi più significativi degli ultimi dieci anni.
Line-up
Robert Flynn Guitar, Vocals
Phil Demmel Guitar
Adam Duce Bass, Vocals
Dave McClain Drums
Track-list:
01. Imperium
02. Bite The Bullet
03. Left Unfinished
04. Elegy
05. In The Presence Of My Enemies
06. Days Turn Blue To Gray
07. Vim
08. Seasons Wither
09. All Falls Down
10. Wipe The Tears
11. Descend The Shades Of Night