Recensione: Through The Cracks Of Death

Di Matteo Bovio - 15 Ottobre 2002 - 0:00
Through The Cracks Of Death
Band: Abscess
Etichetta:
Genere:
Anno: 2002
Nazione:
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80

Il Death metal non è tutto uguale, anzi, è suddiviso in così tanti filoni che seguire l’intera scena talvolta si rivela un’impresa disumana. Ecco quindi che per comodità c’è chi distingue solo in due categorie: il death metal di qualità e tutto il resto… Gli Abscess appartengono indubbiamente alla prima categoria, grazie al frutto di anni ed anni passati facendo continuamente a botte per rimanere sulla cresta dell’onda. Nata dalle ceneri degli Autopsy, questa band continua imperterrita a fare la cosa che gli esce meglio: suonare cattivo. Non aspettatevi follie circensi, pose da macho o quant’altro. Olny fuckin’ death.

Through The Cracks Of Death rispecchia alla grande lo spirito della band: un album molto semplice, eseguito in maniera molto istintiva, che elimina per principio qualunque fronzolo e punta solo alla sostanza. Il bello di questo cd è che i nostri non devono ostentare pose da nostalgici; la loro musica è quello che è sempre stato, ossia death metal ancorato alle origini, death metal che puzza in ogni sua singola nota di marcio e di morte. L’ennesima manifestazione del Verbo che bands come Obituary, primissimi Death e tanti altri hanno a lungo tramandato.

Si va da “Raping The Multiverse”, dalla struttura discretamente elaborata e dagli assoli elementari ma magnifici, alla successiva “Mourners Will Burn”, molto più catchy e diretta; quella che però rimane invariata è l’atmosfera molto rude e primitiva. Gli Autopsy sono stati spesso e sovente associati alla scena death/black più grezza e oltranzista; ombre di questo status sono ancora presenti, pronte a riemergere in pezzi come “Escalation Of Violence”. In tutte le 11 tracce emerge comunque prima di tutto un attaccamente quasi maniacale per i suoni dei padri degli anni ’80, non da passivi emulatori ma da autentici amanti e conoscitori del genere e della mentalità.

Forse è vero che Through The Cracks Of Death è anacronistico; certo che, visto il risultato, ciò non compromette la bellezza di quest’album. Ne fa piuttosto un lavoro non figlio di questo o quel trendy… Chi compra questo cd deve farlo sapendo che non lo aspettano suoni ipercompressi, tecnica virtuosista, stacchi sinfonici/elettronici/neoclassici, contaminazioni maideniane: qui c’è solo raw death metal spoglio di qualunque cosa sia nata negli ultimi anni. Un lavoro non per tutti ma di eccelsa caratura: dategli un po’ di ascolti (caldamente consigliati a chiunque) e potreste riceverne una gran soddisfazione.
Matteo “TruzzKiller” Bovio

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