Recensione: Through The Eyes Of The Shadows
Questo album non può essere certo classificato a prima vista come progressive metal perchè le componenti tipicamente epic affiorano spesso, tuttavia la mia scelta è attribuita ad una voce piena ed aggressiva come quella di Willem Verwoert e all’utilizzo di particolari suoni da parte del tastierista Minggus Gaspersz. La formazione poco classica a quattro accusa la mancanza di un bassista vero e proprio, Emo Suripatty infatti deve occuparsi sia delle chitarre che delle spesse corde di basso che in effetti viene a mancare nel corso di tutto il disco, svolgendo solo la funzione di accompagnamento. Secondo punto negativo la batteria di Marco Kleinnibbelink: eccessivante prevedibile perchè monotona nelle parti lente e martellante all’inverosimile nelle cavalcate di doppiacassa utilizzata alla mera maniera power metal, scarseggiano invece le ritmiche più contorte e complicate. Nonostante tutto la produzione eccellente, il lavoro impeccabile di chitarra e tastiera insieme alla voce ottima del cantante, mi impediscono di scendere sotto questo voto del tutto meritato. L’ultima nota dolente sta forse nell’ammettere che per quanto la maggior parte dei chorus qui presenti siano stupendi con l’andare del tempo potrebbero stancare portando questo disco a perdersi negli angoli nascosti delle vostre camerette, non per questo però possiamo negare allo stesso una serie innumerevole di ascolti iniziali perchè purtroppo o per fortuna questo è quello che succede sempre quando si entra in contatto di un disco di questo genere. Non siete ancora riusciti a farvi un’idea? Non è semplice, ma vi consiglio di pensare agli ultimi Threshold però più veloci e devastanti nei riff di chitarra, un incrocio tra Symphony X e Threshold ecco!
A proposito di quest’ultimo gruppo citato, se conoscete il cantante Mac avrete la possibilità di non allontanarvi troppo dalla timbrica di Willem dato che entrambe le voci (oltre ad essere molto simili) utilizzano la stessa tecnica per raggiungere le tonalità più alte grattuggiando il microfono che si trovano di fronte, risultando più che soddisfacenti nel pulito delle tonalità mediobasse grazie ad una voce corposa e piena tipicamente progressive, ascoltate per credere la primissima Through Different Eyes e accostatele uno dei pezzi più imponenti dell’album quale Savage Symphony. Spettacolare il lavoro di piatti, chitarra e tastiera, nei nove minuti che compongono la traccia in terza posizione Wasted Lands: davvero azzeccato il songwriting del tastierista e del chitarrista di questo gruppo in tutto il disco ma in particolare in questo brano, perchè è qui che assistiamo ai soli più entusiasmanti, tuttavia è sempre qui che la batteria perde la testa con attacchi alla voce che sicuramente piaceranno ma senza dubbio sono troppo sdolcinati per le mie orecchie. Premesso che la quinta traccia potevano risparmiarsela, passiamo a For Ancient Times: un altro brano di lunga durata spezzato nel mezzo da una sinuosa jam dove protagonista resta la tastiera Minggus Gaspersz, la chitarra riprende volume e la batteria torna a lavoro con la migliore prestazione della release in questione, torna la voce e si riprende il motivo principale già presentato nella prima metà di questo capitolo. Molto bene, concludo con l’ultimo pezzo degno di nota perchè fra i meglio riusciti di questo lavoro che riflette sugli occhi delle ombre: Under A Shaded Moon si realizza in un ritornello ardente che in un certo senso spiazza l’introduzione poco apprezzabile, la sua durata tende dall’inizio alla fine a raggiungere questo seducente chorus accompagnato da un pianoforte onnipresente, mentre la voce di Willem Verwoert si conferma tra le migliori rivelazioni degli ultimi anni.
Andrea’Onirica’Perdichizzi
TrackList:
01. Through Different Eyes
02. Savage Symphony
03. Wasted Lands
04. The Curse I Hold Within
05. Crusades
06. For Ancient Times
07. Lost Conscience
08. Under A Shaded Moon
09. Rebellion
10. Rebellion (The Awakening)