Recensione: Through The Farthest Times…
Davvero interessante la proposta progressiva di questo gruppo italiano. Recorded and mixed ai Controtempo Studios di Asti il demo in questione presenta una produzione modesta, ma considerando la complessità della musica incisa possiamo giustificare questa leggera carenza e concentrare la nostra attenzione sulla originale ricerca strumentale operata dalla classica formazione a cinque che costituisce questo gruppo. Chitarra e tastiera contribuiscono nel migliore dei modi a creare dei percorsi impervi anche se forse sono gli strumenti che risentono maggiormente della poco soddisfacente produzione, la sezione ritmica di batteria e basso invece svolge serena il suo ruolo accompagnando il gruppo in situazioni compositive contorte e poco orecchiabili, mentre la voce interpreta benissimo le angoscianti parole che compongono le liriche di questa diomostrazione di forza. Le due parole chiave in grado di descrivere la musica dei Madwork sembrano essere tecnica ed atmosfera, infatti il gruppo sembra preoccuparsi non tanto dell’impatto sonoro o della melodia, quanto piuttosto delle ambientazioni che riesce a rievocare tramite improvvisi capovolgimenti di fronte, inaspettati arresti e nuove partenze mozzafiato che richiedono certamente una padronanza dello strumento poco comune. Purtroppo il tentativo di rendere il più efficace possibile il connubio di queste due componenti ha dato vita ad un lavoro certo validissimo, ma per certi aspetti ancora abbastanza ingenuo e frammentario, un demo che ancora molto deve alla continuità della composizione e all’unità dell’impresa.
La traccia che ritengo più rappresentativa delle potenzialità del gruppo è anche quella più lunga, la conclusiva Breathing Under Water. Nove minuti abbondanti in cui il gruppo riesce finalmente ad alternare accattivanti riff di chitarra alla martellante batteria di Carlos, in un contesto dove la voce di Jago e le fondamenta di basso elettrico suonato da Mirco fanno da padrone ad un songwriting emozionante ed aggressivo. Superati i primi tre minuti il sound del gruppo acquista volume e prende quota con le tastiere di Luca, per collassare improvvisamente nel pianoforte e nel suono pulito della chitarra di Giuseppe. Ottimo anche l’assolo che ci riporta al motivo principale del pezzo, per scivolare quindi fino alla fine di questa promettente presentazione del gruppo; insomma oltre ad una migliore produzione e ad un più accurato sistema di stesura dei pezzi, niente manca a questo gruppo per mettere in piedi un full lenght di pregiata fattura. Buona fortuna!
Andrea’Onirica’Perdichizzi
TrackList:
01. Opening Curtain…
02. Pray Mantis Pray
03. My Midnights
04. My Nightmares
05. Breathing Under Water