Recensione: Throwing Shapes
Autentico capolavoro. Per me la recensione si potrebbe anche chiudere qui, con queste poche parole. Non ne varrebbero mille per far intendere il significato ed il valore di questo disco,quando nel lontano 1984 esso vide i natali per l’allora (e poi miseramente fallita) neonata Street Trax. Gli Stratus non erano altro che l’incarnazione del talentuoso ed incompreso Clive Burr (che suonò nei primi 3 album degli Iron Maiden).Quando venne silurato dalla vergine di ferro,egli non si perse d’animo,e, dopo qualche shows inglese sotto il nome di Escape, diede vita a questo gruppo che sfornò solo questo appetibile dischetto tanto ricercato dai fans della n.w.o.b.h.m quanto raro.
La formazione era di tutto rispetto;infatti al già citato Clive dietro le pelli si affiancarono il talentuoso cantante Bernie Shaw (che di li a poco segnerà la storia del rock entrando in pianta stabile nei fantomatici quanto sottovalutati Uriah Heep), i fratelli Tino Troy e Chris Troy provenienti dai Praying Mantis (rispettivamente chitarra e basso) e dall’esordiente Alan Nelson alle tastiere. Questo disco,sia chiaro,va rivalutato con l’ottica in cui si viveva il metal negli anni’80. Non aspettatevi sfuriate heavy e colate di metallo come quelle che band come Iron Maiden o Judas Priest erano abituate a regalarci, ma bensì un platter che vive e regna in un’atmosfera più sulfurea in senso tale,imopreziosito da una delle piu grandi voci del rock e dalla gran voglia di vendetta che i membri del gruppo covavano dopo aver ricevuto solamente insuccessi dalle loro Bands madri.
Cosi si apre Throwing Shapes,con il riff gioviale di “Back Street Lovers”, song dall’alndamento melodico e ruffiano e con una presa sul pubblico veramente notevole (soprattutto in sede live).”Gimme Something” è solo un acquarello hard rock,messo li tanto per antipasto a tracciare la strada alle linee melodiche e drammatiche di “even It Takes”,dove i nostri sciorirano tutta la loro enfasi per l’arte musicale. “Give me One More Chance” è una ballad, introdotta da keys suadenti ed ammalianti, dove la dolcezza ti prende e ti culla portandoti nel posto più bello della vita; ben di altra pasta è forgiata la seguente “Never Say No”,rock’n’roll sanguigno venato di aor. “Run for Your Life” viaggia sui binari hard ma non toccando mai la banalità (sempre considerando l’anno in cui è stato concepito il disco) e “Romancer” segue la linea dello easy rock,con il ritornello che si stampa in mente dopo il primo ascolto.
Passo falso con “Enough is Enough”,troppo easy e troppo scontata, con il suo refrain quasi pop oriented. Il disco è chiuso dalla sognante “So Tired”,hard rock’n’roll granitico dove Bernie Shaw mette in mostra tutto il suo talento.
Questa gemma di hard rock,questa meteora degli anni’80, va rivista in chiave easy dove gli artisti cercavano di esprimere loro stessi, svincolandosi dal loro passato piu o meno grande. Sarà che io ho un debole per i perdenti (vedi Paul Dianno n.d.a.) ma era tanta la voglia di fare,la passione di queste cinque persone per la musica,che ancora oggi i solchi di questo disco mettono brividi di piacere ogni qual volta lo si mette sul piatto. Molto difficile da trovare,esiste una ristampa della nostrana Nosferatu Records del 1993 in formato CD,la quale includeva anche il primo mitiko Soundhouse Tapes degli Iron Maiden.Stratus,gruppo meteora da avere per tutti coloro che amano anche un approccio piu soffuso alle tinte metal di quella che fu la leggendaria n.w.o.b.h.m.
francesco noli