Recensione: Thunder and Lightning
“Thunder and Lightning è un album importante per la storia dei Thin Lizzy, visto cosa esso rappresenta nella carriera della band. Primo, questo album chiude gloriosamente l’onorata discografia di Lynott e soci, rilanciando la band al grande successo, dopo la parentesi appannata di album discreti come “Chinatown” e “Renegade”, non all’altezza dei loro predecessori. Secondo, i Lizzy sfornarono un disco agressivo e pesante, il più heavy della loro carriera, che sin dalla copertina (dove un pugno borchiato sbuca da sotto terra, mentre un fulmine colpisce una chitarra, tutto contornato da un paesaggio desolato) viene ben evidenziata questa nuova energia. Come a ribadire che i Lizzy sono stati, insieme ad altre formazioni (vedi Wishbone Ash), una sorta di Padri Spirituali che influenzarono maggiormente alcune bands (vedi Maiden) della NWOBHM. Eccoci così al terzo punto, questo album trasuda un energia, che non ha nulla da invidiare a molte giovani formazioni di quel movimento, mettendo così d’accordo Rockers che Metallers. Non a caso il producer Chris Tsangarides consiglierà a Lynott, come secondo chitarrista, il giovane John Sykes ex Tygers of Pan Tang, che andrà così ad affiancare il fido Scott Gorham all’altra chitarra, Brian Downey alla batteria e l’ormai consolidato Darren Warthon alle tastiere.
Il nuovo entrato porterà vigorosa linfa vitale al gruppo, anzi nascerà un affascinante contrasto che stimolerà il songwriting, da una parte il maturo artista levigato come Lynott, dall’altra l’estro impetuoso del giovane Sykes, forgiando un’alchimia emozionante.
Questa viscerale potenza viene ben espressa dalla title-track posta come opener, una canzone potente e trascinante dove Gorham, Sykes e persino Warthon (che si mostra per l’ottimo tastierista che è) si scatenano in fase solistica. Emozioni da brivido dalla seguente “This is the One”, song dalla semplice struttura ritmica, che sfocia in un chorus divino, Gorham e Sykes nella parte centrale duellano con le sei corde, sottolineando i loro stili diversi: più sporco, diretto e Settantiano il primo, più melodico, pulito ed Ottantiano il secondo.
Dopo un inizio così pirotecnico arriva la ballad “The Sun goes Down”, molto atmosferica e vellutata, ma che sinceramente non mi ha mai fatto impazzire.
Il pulsante basso del singer e gli intrecci chitarristici ci introducono l’epica “The Holy War”, una song (sentitevi il coro) che dal mio punto di vista non sfigurebbe nel repertorio di qualche Epic band, mentre la chitarra di Sykes urla come nella più classica tradizione British nel solos.
Bella pompata e granitica è “Cold Sweat”, scritta a quattro mani da Lynott e Sykes, dove il biondo guitarist sfoggia la sua bravura con la sua fida Gibson, qui il contrasto descritto prima viene ben evidenziato.
Grintose e in perfetto Thin Lizzy-style sono “Someday She is Going to Hit Back”, dove ancora una volta Wharton, Gorham e Sykes impreziosiscono con i loro assoli il brano, e “Baby Please Don’t Go”, dall’ennesimo chorus da brivido, con le chitarre che si intrecciano per tutta la traccia.
Solare e scanzonata è “Bad Habits”, molto rock’n’roll e atipica rispetto al resto dell’album, però sempre di gran fascino. Chiude il tutto “Heart Attack”, giocata sulle melodie vocali di Lynott, song epitaffio del singer, l’ultimo attaco di un cuore, che ha sempre battuto di passione per la musica; anche qui le chitarre avranno il loro ruolo da leone, questa volta sarà Gorham ad avere la prima scena.
La band poi s’imbarcherà nel “Farewell tour” che porrà la parola Fine il 4 Settembre a Norimberga, dove veranno richiamati per l’occasione gli altri chitarristi dei Thin Lizzy, parte di quel concerto e del tour sarà immortalato nel profetico Life/Live.
Così finisce la storia per questa fantastica band, che purtroppo non ha mai avuto il giusto riconoscimento per il suo valore; i vari membri percorranno più o meno fortunate carriere, come Wharton che fonderà i mitici Dare, e Sykes che andrà alla corte dei Whitesnake e formerà i Blue Murder (oltre poi ad onorare più volte la musica di Lynott con vari tribute). Lynott invece continuerà sulla strada dell’autodistruzione che lo porterà alla sua tragica fine, avvenuta in un freddo mattino Dublinese del 4 Gennaio 1986, ma la sua musica rimarrà per sempre nei nostri cuori…
Tracklist:
01 Thunder and Lightning
02 This is The One
03 The Sun Goes Down
04 The Holy War
05 Cold Sweat
06 Someday She is Going to Hit Back
07 Baby Please Don’t Go
08 Bad Habits
09 Heart Attack
Line-up:
Philip Lynott – vocals and bass
Brian Downey – drums
Scott Gorham – guitars
John Sykes – guitars
Darren Warthon – keyboards