Recensione: Thunderstone
Dopo un demo del 2001 ben accolto dalla critica, i finlandesi Thunderstorm sono giunti al loro debut album guadagnandosi un contratto con la Nuclear Blast. Il genere proposto è essenzialmente un power metal in pieno stile Stratovarius/Sonata Arctica, senza particolari segni di distinzione, se non per la voce di Pasi Rantanen, che si distacca dai canoni del genere per rientrare in quelli più tipicamente hard-rock.
Leggendo le info del cd si scopre che le affinità con gli stratovarius non si limitano solamente al genere suonato: Pasi è, infatti, l’autore delle backing vocals dell’album ‘Infinite’, e nella traccia ‘Like father to Son’ alcune linee di chitarra sono suonate niente poco di meno che da Timo Tolkki. Considerando anche che l’album è stato prodotto nei grandi Finnvox studios, si può certamente affermare che le premesse per un album di qualità ci sono tutte.
I Thunderstone risentono però di due grossi problemi: primo la loro totale mancanza d?originalità che non li riesce a distinguere dalla miriade di uscite di questo genere, e secondo il songwriting che stenta ad essere particolarmente incisivo, sfruttando soluzioni delle quali si è già abusato.
Il cd inizia bene con ‘let the demons free’ canzone veloce tutta in doppia cassa guidata da un riff niente male e tappeti di tastiera tiratissimi; in questi primi quattro minuti il cantante mostra tutte le sue sfaccettature passando da toni più rochi nel verso a una voce pulita e acuta nel ponte. “Virus” è introdotta dalla classica melodia chitarra-tastiera tipica Stratovarius, (che in quest’occasione, però non produce un gran risultato?) che viene ripresa poi nel ritornello; si distingue in questa traccia il ponte, veramente di grandissima intensità.Se vi chiedevate quando arriva il mid-tempo basta aspettare la terza ‘world’s cry’ buon pezzo, che però mostra nel chorus tutta la sua scontatezza, perdendo buona parte del proprio fascino. I ritmi vengono di nuovo accelerati da ‘me, my enemy’: tanta doppia cassa, tanti virtuosismi chitarristici, tanto Sonata Arctica e una canzone in definitiva buona.
Nel resto dell’album c’e’ spazio anche per la delicata ballad ‘spread my wings’ una manciata di mid-tempos e la velocissima ‘like father, like son’, dove la presenza del virtuoso Timo Tolkki si fa decisamente sentire.
In definitiva un album ben suonato, ben prodotto, ma che brilla solamente di luce riflessa . se non riuscita proprio ad aspettare un altro album degli Stratovarius o dei Sonata Arctica vi può comunque dare qualche soddisfazione.
Tracklist:
1.Let the demons free
2.Virus
3.World?s cry
4.Me, my enemy
5.Will to power
6.Weak
7.Eyes of a stranger
8.Like father, like son
9.Voice in a dream
10.Spread my wings