Recensione: Thunderstorm

Di Leonardo Arci - 25 Giugno 2006 - 0:00
Thunderstorm
Band: Iron Fire
Etichetta:
Genere:
Anno: 2000
Nazione:
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74

Mi è giunto tra le mani il debut album di questo gruppo danese ormai giunto al fatidico traguardo del terzo capitolo della propria carriere musicale, a cui sono seguiti On The Edge del 2001 e Revenge pubblicato quest’anno, tutti prodotti da quel guru del metal europeo di nome Tommy Hansen. Premetto che l’interesse con il quale mi sono approcciato all’ascolto di questo Cd era dipeso anche dal fatto di non avere mai ascoltato nulla di questo gruppo nonostante avessi letto da più parti commenti e recensioni piuttosto entusiastiche su questi 5 giovanissimi scandinavi.
Agli inizi della propria carriera la band aveva scelto sonorità più oscure e violenti, passando dal doom al death metal; solo in un secondo tempo venne deciso di adattare il sound alle caratteristiche della voce del leader Martin Steene optando per un power metal molto melodico fortemente debitore agli Helloween dell’era Kiske, anche se sono frequenti numerosi richiami a Running Wild, per quanto attiene a certi passaggi decisamente aggressivi, e ad Edguy per quanto riguarda una certa teatralità nei chorus.

Il disco parte alla grande con The final crusade, una traccia up-tempo dalla sezione ritmica serrata e aggressiva con ottimi parti di basso e dalla incandescente prestazione vocale di Steene, orecchiabile nel bridge e poderosa nel chorus. When the heroes fall è invece un mid-tempo che riporta alla mente gli Hammerfall  per i cori e certi lavori dei Gamma Ray per l’atmosfera che si respira lungo tutta la traccia. Rise of the rainbow è secondo il modesto parere di chi scrive la migliore traccia del lotto: esordisce con un assolo di chitarra dal vago sapore folk per poi svilupparsi su coordinate più heavy oriented (merito dell’ottimo lavoro alle chitarre), anche se il punto di forza della traccia è senza dubbio il coro centrale, aggressivo ed epico come pochi. Imprevedibile è poi l’intermezzo quasi reggae che dimostra come la band conservi un certo spirito ironico più che apprezzabile. Metal victory risulta costruita sui stereotipi tipici del power metal teutonico, facile cogliere in questa traccia riferimenti costanti ad Iron Saviour e Primal Fear: dunque siamo di fronte ad una composizione veloce e melodica nella quale ancora una volta una nota di merito va al coro, melodico e accattivante come sempre. Siamo così arrivati a Thunderstorm, anch’essa esordisce con un assolo chitarristico molto Helloween oriented, si sviluppa in modo piuttosto dinamico ed articolato, merito della sezione ritmica varia ed imprevedibile; ma è tutta la band che qui dimostra capacità tecniche di riguardo (ascoltate la prestazione del singer, versatile e precisa, da applausi). Behind the mirror è senza dubbio una canzone valida, e al di là dei meriti e dei pregi suoi propri mi spinge a fare una valutazione generale: sebbene il sound complessivamente risulta appetibile e melodico, comincia ad emergere quella sensazione di dejà vu che inficia non poco il giudizio finale sull’intero album. Warriors of steel sembra presa da un Cd dei Freedom Call: oltre alla definizione delle linee vocali, anche la voce di Steene risulta impostata su registri tanto cari a Chris Bay. Anche se siamo in presenza di una traccia che presenta scarsa originalità, il giudizio non può che essere buono. The battle of freedom è una traccia anonima, infarcita di un assolo di chitarra sconclusionato e sviluppata su un riffone sì grezzo ma poco incisivo. Anche il coro, punto forte della band, è insufficiente ed impersonale. Glory to the king scorre via senza grossi sussulti tra citazioni e monotonia, mentre la successiva Angel of light è la ballad che spezza il ritmo, molto delicata e malinconica, eseguita egregiamente da tutti i musicisti e con un Steene sugli scudi con una prestazione magistrale. Until the end riporta il sound della band su lidi già esplorati: sonorità rocciose, ottimi ed accattivanti chorus, una perla di metal ottantiano che farebbe la felicità di chiunque apprezzi certe sonorità massicce e taglienti. Riding free non si discosta dalla traccia precedente, anch’essa è veloce e poderosa, con un buonissimo coro che mi riporta alla mente gli Edguy di Vain Glory Opera. L’edizione DigiPak in mio possesso include anche la cover di Under jolly roger, giusto omaggio alla pluricitata band di Rolf Kasparek.

Sono 60 minuti circa di power metal di buona fattura, in cui certo l’originalità latita quasi del tutto ma nei quali è possibile tracciare dei punti di forza di questa band: buona perizia tecnica, voce gradevole e ben gestita, songwriting derivativo ma pur sempre apprezzabile in quanto ben amalgamato nelle sue differenti anime, qualità complessivamente sopra la media. Buon esordio.

Band:
Martin Steene – vocals
Kristian Martinsen – guitars
Kristian Iversen – rhythm guitar
Jakob Lykkebo – bass
Gunnar Olsen – drums

Tracklist:
1. The final crusade
2. When the heroes fall
3. Rise of the rainbow
4. Metal victory
5. Thunderstorm
6. Behind the mirror
7. Warriors of steel
8. The battle of freedom
9. Glory to the king
10. Angel of light
11. Until the end
12. Riding free
13. Under jolly roger

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