Recensione: Thy Kingdom Gone

Di Alessandro Calvi - 2 Dicembre 2008 - 0:00
Thy Kingdom Gone
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Anno: 2008
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65

Nuovo disco, nuova etichetta e nuovo corso per i tedeschi Flowing Tears. Ma forse faremmo meglio a parlare di “vecchio corso”, perchè la band, dopo la parentesi Century Media, sembra decisamente tornata al sound che ne aveva contraddistinto gli albori ed è tutt’altro che un male. Tra “Serpentine” e “Razorbliss” i Flowing Tears avevano non solo dato il benvenuto alla nuova cantante Helen Vogt, ma anche segnato quello che sembrava il definitivo allontanamento da un gothic di spessore per rivolgersi a un goth-rock molto mainstream sempre più in odore di Evanescence e similia.

Il cambio di etichetta, invece, sembra aver fatto bene al gruppo tedesco che, a fronte di una line-up praticamente immutata dall’ultimo album (l’unico cambio ha riguardato l’ingresso di David Vogt, fratello della singer, al basso) ha cambiato completamente registro. Siamo infatti dalle parti del sound dell’esordio dei Flowing Tears and Withered Flowers (come si chiamavano allora), un gothic non facilissimo, elaborato, ancorato agli stilemi del genere, ma con diverse punte di personalità.
La cantante Helen sposa perfettamente questo nuovo corso e lo fa variando così tanto il proprio modo di cantare da risultare a tratti irriconoscibile rispetto al precedente “Razorbliss”.
Le canzoni offrono vari spunti all’ascoltatore e al contempo vari omaggi ai nomi maggiori della scena gothic. La tracklist è varia al punto giusto presentando passaggi più veloci e aggressivi, quasi black (come in “Pain Has Taken Over”), ad altri in cui le chitarre creano riff dal sapore thrash o classic (“For My Enemies”). In queste occasioni tastiere e synth svolgono bene il proprio lavoro lasciando agli altri strumenti il primo piano, oppure ritagliandosi il ruolo di protagonisti con momenti più sinfonici (“Miss Fortune”) e, saltuariamente, con qualche spruzzata di elettronica (“Kismet”), comunque gestita in maniera sobria ed elegante.
Impossibile non citare, tra le altre, la titletrack. Non solo perchè presenta come ospite d’eccezione Vorph dei Samael, ma, principalmente, perchè risulta forse la traccia più riuscita dell’album. Con la sua potenza e i suoi rimandi al death tecnico e melodico di marca Dark Tranquillity è sicuramente una canzone in grado di ritagliarsi un più che cospicuo apprezzamento da parte del pubblico.

Per coloro che conoscevano la band fin dall’esordio col monicker Flowing Tears and Withered Flowers questo sarà un gradito ritorno, per coloro che avevano imparato ad apprezzarli solo recentemente un boccone forse non di facile digeribilità. Dal canto nostro non possiamo che apprezzare la scelta di tornare a orientarsi verso un gothic meno immediato e più ricercato, sperando che le prossime pubblicazioni continuino su questa strada portando anche un incremento dell’originalità e della qualità.

Tracklist:
01 Orchidfire
02 Pain Has Taken Over
03 Rain Of A Thousand Years
04 Grey
05 Thy Kingdom Gone
06 Words Before You Leave
07 Miss Fortune
08 Colossal Shaped Despair
09 Kismet
10 For My Enemies
11 Souls Of The Neon Reign
12 The War We Left Behind

Alex “Engash-Krul” Calvi

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