Recensione: Thy Word Abideth (7”)
One-man band che suona un monotono e ripetitivo grindcore: queste poche parole basterebbero a riassumere il mio giudizio sui Mournphagy dopo aver dato qualche ascolto al loro 7″. Ed effettivamente non lasciano, con la loro proposta, molto spazio ad ulteriori commenti, proponendosi con un suono scontato e con delle soluzioni non sempre felici. La cosa che forse mi ha più incuriosito in assoluto è la provenienza della band, ossia l’Indonesia… ma questo è del tutto irrilevante sul giudizio.
Levi Sianturi (questo è il nome dell’unico componente) si propone di stupirci con pezzi abbastanza ben strutturati e lunghi, ma privi di qualsiasi impronta particolare. L’uso della drum-machine risulta spessissimo monotono, non permettendo all’ascoltatore di distinguere tra le varie parti di una stessa canzone, e il risultato è che tutto il 7″ sembra il riproponimento della stessa medesima idea. Il riffing, per il poco che si riesce a capire, risulta a tratti anche abbastanza tecnico, e dispiace quindi che simili doti siano andate sprecate in una produzione onestamente insufficiente.
Il prodotto è ben confezionato e dotato di un discreto artwork, il che lo rende appetibile magari per qualche collezionista. Per il resto, mi spiace dirlo, ma questo 7″ non presenta nulla che lo faccia distinguere in positivo, e nella sua mediocrità stufa in una maniera non indifferente. Spero di avere di nuovo a che fare con questi Mournphagy, perchè come ho detto credo che ci siano delle potenzialità, ma non con l’ennesimo insignificante miscuglio di blast-beats… Va bene la violenza, ma non l’ostentazione.
Matteo Bovio