Recensione: Till Death and After

Di Stefano Ricetti - 2 Gennaio 2015 - 12:03
Till Death and After
Band: Hi-Gh
Etichetta:
Genere: Heavy 
Anno: 2014
Nazione:
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75

Gli anni Settanta videro i Motorhead protagonisti di certe sonorità dirette, sfrontate, a cavallo fra il proto heavy metal e le bordate fornite senza economia dal Punk. Poi arrivarono gli Exciter, seguiti dai Sodom, a dar man forte, insieme con Razor, Agent Steel e Abattoir a Lemmy e i suoi pard. Questa, in estrema sintesi, l’analisi semplicistica delle genesi di una modalità di proposta legata all’HM sgraziato, veloce e in your face. Dalle nostre parti già dagli anni Ottanta i romani Fingernails menavano senza redenzione alcuna, tracciando il solco di quello che diverrà un must per formazioni quali Anguish Force, Alltheniko, Asgard, Fallen Fucking Angels e Iron Jaws.

Dal 2012 un altro combo si dà da fare nella fornitura di mazzate di puro Speed Metal, in quel della Capitale: gli Hi-Gh. Attivi dal 2012, con un Ep (Loud Frequences on Planet Jupiter) e un album (Night Dances) già in cantiere, giungono al secondo full length della loro storia grazie al contratto stipulato con la Metal on Metal Records. Till Death and After, questo il titolo del lavoro, si presenta con una copertina che non passa di certo inosservata, a opera di Jowita Kaminska, con i quattro componenti la band impegnati in una sorta di resurrezione grazie al fluido energetico emanato da un losco figuro alle loro spalle, presumibilmente appena sceso da una motocicletta, catalizzatore di fulmini dal cielo. Tommaso “Slowly” (basso e voce), Marco “Psyki” (chitarra), Marco “RedEyes” (chitarra) ed El Tito “Oki” (batteria), fuoriescono dal camposanto ove erano stati sepolti indossando fieramente le T-shirt dei loro idoli: Motorhead, Judas Priest, G.B.H. e Metallica.

A partire dal brano numero due, che è quello che dà il titolo al disco, è un susseguirsi di adrenalina allo stato brado. Gli Hi-Gh interpretano in maniera primitiva e violenta la lezione dei grandi maestri del rumore sopraccitati, con quella freschezza che solo una band giovane (hanno poco più di vent’anni tutti e quattro) riesce ad esprimere in maniera così animale. Sia ben chiaro, però: i quattro romani non sono affatto dei casinari, gli strumenti li sanno utilizzare eccome, finalizzati allo scopo, però, ossia la deflagrazione a colpi di Speed’N’Thrash d’annata senza farsi mancare l’irriverenza del Punk. Il booklet di dodici pagine accompagnatorio riporta tutti i testi e le foto dei vari componenti la band, nelle due versioni: regular e cemetery

Sarà interessante seguire il cammino della band, nei prossimi anni, ossia nel momento in cui verranno giocoforza limate alcune impurità tipiche della baldanza giovanile e scoprire se, come ad esempio gli Exciter, riusciranno a mantenere questa fottuta carica bestiale per tutta la carriera.     

Till Death and After: un disco di heavy fucking metal.       

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti      

 

Anteprima

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