Recensione: Time is the Fire
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Ritorno sotto l’egida dell’inglesissima Dissonance Productions, una sussidiaria della Cherry Red Records, da quindici anni la loro label di fiducia, per i veterani Tokyo Blade. Formazione protagonista all’interno della Nwobhm che benché esistente dal 1979 divenne Tokyo Blade solamente nel 1983, dopo aver cambiato nome per ben cinque (!) volte.
Da allora oggi il complesso di Salisbury ha sfornato tredici album e cinque Ep nel corso di una carriera che a parte un paio di stop negli anni Novanta, dal 2007 risulta continuativa.
Fa particolarmente piacere ritrovare, all’interno della formazione attuale, cinque vecchie triglie del Metallo albionico, a garanzia di una fedeltà ai colori che non moltissime altre band possono vantare, fra i senior.
In cima alla lista il frontman Alan Marsh, il cantante degli inizi, per molti il marchio di fabbrica dei Tokyos. Ad affiancarlo la coppia di chitarristi formata da Andy Boulton e John Wiggins, poi Steve Pierce alla batteria e per finire Andy Wrighton al basso, tutti quanti con importanti trascorsi nel gruppo negli anni Ottanta a costituire una line-up fortemente credibile ma soprattutto altamente titolata.
Time is the Fire, questo il titolo del loro tredicesimo full length nonché oggetto della recensione nella sua versione su Cd digipak – esiste anche in doppio vinile – si accompagna a un booklet di sedici pagine con tutti i testi, un ingrandimento della parte superiore della copertina nelle due centrali e delle foto in bianco e nero dei componenti la band nell’ultima facciata.
Così come ai Running Wild quando erano ancora i Running Wild, anche ai Tokyo Blade va riconosciuto un livello medio alto per ogni loro uscita, particolarità che si conferma anche in occasione di questa loro ultima fatica, che si declina lungo ben quattordici pezzi per un’ora e un quarto di durata. Roba che un’altra band avrebbe realizzato due uscite differenti, magari a distanza di un anno…
Da sempre considero la timbrica di Alan Marsh come la versione heavy metal di quella, tipicamente hard rock, di Vince Neil. Ovviamente quando il cantante dei Motley Crue timbrava i suoi momenti migliori. Il frontman dei Tokyo Blade graffia ancora, eccome se lo fa, ammantando con la propria classe buona parte delle canzoni presenti dentro il disco, che si può annoverare come un monolite di heavy metal ben piantato nella tradizione, che sa andare giù dritto quando serve così come solleticare il piacere di coloro i quali permangono amanti delle soluzioni melodiche, seppur declinate all’interno di un impianto dichiaratamente metallaro senza sconto alcuno.
Time is the Fire va quindi preso a pacchetto, forte di un’opener diretta e massiccia come “Feeding the Rat”, dell’epica scintillante di “Man on the Stair”, della melodia straniante contenuta dentro “The Enemy Within” e dal pathos antico riversato nei solchi di “Going with the Flow”, solo per citare quattro esempi fra le canzoni ricomprese che, ripeto, si assestano, mediamente, su livelli di guardia. Nessun filler, quantomeno evidentissimo, da segnalare.
Per chi scrive uno dei sicuri highlight di questo 2025, anche se siamo solo a febbraio.
Stefano “Steven Rich” Ricetti