Recensione: Time Is Waiting For No One

Di Fabio Vellata - 20 Marzo 2010 - 0:00
Time Is Waiting For No One
Band: Hard
Etichetta:
Genere:
Anno: 2010
Nazione:
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72

Con un moniker come quello scelto, sono davvero pochi i generi che gli Hard avrebbero potuto proporre nel loro nuovissimo “Time is Waiting For No One”, cd edito da poche settimane, terzo in carriera, ma in realtà primo a beneficiare di una diffusione superiore ai limiti del proprio territorio nazionale.

Arrivano dall’Ungheria – terra non esattamente celebre in ambiti musicali – e suonano quello che, senza perdere troppo tempo, possiamo definire come un tradizionalissimo e rigoroso hard rock dalle venature anni settanta, costruito sulla base di sacri dettami che non prendono in considerazione alcun tipo di “effetto speciale” o di idea strana, per mantenersi fedeli ed aderenti allo stile che fa di energia, vigore e discrete doti nell’assemblare buone armonie, i cardini base ed irrinunciabili.

Già chiaro sin dalle prime battute dunque. Non di un album imprescindibile o di qualcosa che vada oltre una catalogazione “onesta” stiamo parlando, quanto piuttosto, del classico disco corazzato da chitarre ruvide, ritmiche ciondolanti e sgommate rock che, in fin dei conti, riesce sempre a risultare in qualche modo gradito e meritevole d’ascolto, in particolar modo se – come in questo caso specifico – animato da una palpabile e sincera genuinità.

Dopo un paio di album pubblicati in patria e cantati in lingua madre, qualche buon riscontro estero e l’imbeccata di Beau Hill, producer di fama mondiale e talent scout dal fiuto innato, il gruppo magiaro decide di far sul serio, provando ad ingrandire il raggio d’azione tramite liriche interpretate nel più internazionale idioma inglese, ed una manciata di canzoni che vadano un po’ a stuzzicare gli stilemi consolidati di un genere avulso dalle innovazioni come il rock duro.
Ottima e molto ben pensata in tal senso, l’idea di unire le forze con Björn Lodin, eccellente singer degli svedesi Baltimoore e consumatissimo nocchiero della scena hard europea. Voce roca e caratteristica – un misto tra Rod Steward e Marc Storace dei KrokusLodin è, infatti, il frontman ideale per una band di siffatte peculiarità, in possesso di carisma, doti tecniche e discreto richiamo nell’ambiente, tali da garantire qualche punto d’immediato vantaggio nella tenzone riservata alle uscite meno baciate dalla luce dei grandi riflettori.

Il combo ungaro-svedese, attrezzato di grande volontà e qualche buona freccia da adoperare alla bisogna, si butta nella mischia senza timori e pur rischiando qualche azzardo di troppo, riesce talora ad andare in meta, conquistando sul terreno i gradi di gruppo solido e di discreto valore.
L’armamentario non è quello dei fuoriclasse, il songwriting nemmeno, ma la forza di un paio di ballad “american style” piazzate in mezzo alla tracklist, la rombante schiettezza di trame purpleiane ora ruvide e saettanti, ora più sornione e pungenti ma, soprattutto, la tremenda vigoria di uno sberlone in volto come la selvaggia ed iper adrenalinica “Into The Fire” e l’arrogante tenacia della cadenzata title track, mettono in chiaro come gli Hard siano outsider meritevoli di rispetto e tutt’altro che da sottovalutare, comandati da un leader talentuoso ed esperto, ed in grado di colmare con grandi dosi di grinta e temperamento almeno una parte del gap esistente con i calibri massimi del settore.

La produzione è buona e la resa accettabilissima. L’ascolto a volumi sostenuti, un piacere certamente consigliato.
Nella battaglia di un mercato delle uscite minori ipertrofico e sempre più congestionato, gli Hard non sembrano insomma partire battuti, ed il loro “Time Is Waiting For No One” si propone come un disco fornito di sviluppi di qualità e spunti riusciti.

Probabilmente non primeggeranno mai, ma loro ci provano comunque e quanto offerto può bastare a conti fatti, per mettere in archivio una promozione certa e più che meritata.

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Tracklist:

01.    Nona 3:40
02.    Time is waiting for no one 4:00
03.    Shine on me now 4:30
04.    The pace and the flow 4:00
05.    4-leaf clover 4:20
06.    Magical pretence  4:10
07.    Black clouds 3:50
08.    Lonesome loneliness 4:30
09.    Into the fire  4:10
10.    My kind of woman 3:40
11.    Love goes with anything 3:50

Line Up:

Björn Lodin – Voce / Chitarra
Balázs Hornyák – Batteria
Gábor Mirkovics – Basso
Zsolt Csillik – Chitarra
Zsolt Vamos – Chitarra
 

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