Recensione: Time Machine
Saprete perfettamente che gli Axxis siano una delle band più importanti della scena heavy tedesca, sugli Axxis sono stati scritti fiumi di parole, c’è chi li esalta insieme alle migliori band autrici della rinascita del metal classico europeo, oppure chi li cataloga come una band ripetitiva, priva di un reale potenziale artistico che si limita a replicare album simili. In questo periodo è uscito il decimo platter della loro carriera intitolato “Time machine” e credo che questo lavoro alimenterà molte discussioni in merito ai tedeschi in questione.
La mia opinione è che gli Axxis siano sempre stati capaci a tenere il piede in due scarpe, mantenendo sempre una robusta ossatura hard rock i nostri hanno spaziato attraverso vari generi, il metal melodico, il power metal, cercando di ottenere sempre il massimo responso da ogni loro uscita riuscendo a guadagnarsi negli anni i consensi di un pubblico molto eterogeneo. La mia opinione si rafforza alla luce di questo “Time machine” che si presenta come un platter ibrido, in un certo senso incredibilmente ibrido, un disco su cui si ascolta davvero di tutto e che lascia dietro di se molti interrogativi. Mi spiego meglio, sapete quanto io ami il power metal tedesco, band come Helloween e Gamma Ray sono alcuni tra i miei amori storici in ambito metal. Considerate che su “Time machine” voi troverete una manciata di brani power metal molto melodici e chiaramente orientati verso i canoni tradizionali tedeschi, al tempo stesso troverete pezzi dal forte sapore hard rock totalmente ispirati al rock sound americano degli anni ottanta. A tutto questo unite un paio di canzoni melodiche che possiedono un potenziale radiofonico innegabile e un appeal molto catchy, credo questo quadro possa riassumere bene la realtà musicale di “Time machine” e francamente mi pare un calderone poco credibile. Certamente a un ascoltatore poco esperto, o facilmente condizionabile, questo disco piacerà tantissimo perchè ogni singolo brano è mirato con precisione e possiede un refrain memorizzabile e facile da seguire. Gli Axxis sono degli ottimi musicisti e sanno perfettamente dove andare a parare per catturare il maggior numero di consensi sia tra chi ama il metal classico, sia tra chi ama sonorità più morbide e graffianti come l’hard rock. Il disco incomincia con “Angel of death”, una power metal song crescente e davvero molto coinvolgente, qui mi pare ovvio il paragone con i vecchi Helloween, ma alcuni spunti ritmici delle chitarre mi hanno rimandato anche ai Kamelot del recente “Epica”. La title track appare più elaborata e melodica, eppure non perde l’ossatura power metal della opener, la tecnica compositiva del gruppo emerge nettamente in questo brano, devo ammettere sinceramente che gli Axxis siano ottimi musicisti sotto il profilo tecnico. Con “Wind in the night” gli Axxis giocano la stessa carta che all’epoca giocarono i compatrioti Heaven’s Gate, parlo di una apertura compositiva rispetto a soluzioni new age nelle melodie. In questo caso gli Axxis compongono una canzone solare, positiva, che però già al secondo ascolto appare vermanete poco incisiva e sensibilmente prolissa, credo che chi ama soluzioni semplici e immediate troverà pane per i suoi denti in questo disco. Spaziando tra spunti power metal e strutture melodiche, tra riff dinamici e aperture vocali che spezzano i brani dando loro una forma più snella e fruibile, gli Axxis sfornano “Lost in the darkness”, “The demons are calling”, “Wings of freedom” quattro belle canzoni che non vanno oltre a un piacevole ascolto senza colpire troppo nel segno insomma. A questo punto il disco svolta bruscamente abbandonando gli stilemi power-oriented perseguiti fin qui. Gli Axxis diventano improvvisamente una band hard rock figlia della tradizione statunitense e firmano un pugno di brani davvero sorprendenti in senso artistico. Si risentono i Van Halen del periodo “televisivo” in brani come “Dance in starlight” o “Alive” ispirati proprio a melodie simili a quelle dei grandi maestri americani, gli Axxis hanno tecnica e esperienza sufficienti per gestire tranquillamente un paragone tanto blasonato. Un tocco compositivo vicino ai britannici Ten anima “Battle of power” dove le chitarre si dimostrano graffianti e coinvolgenti fin dai primi passaggi. C’è spazio per gli arrangiamenti blues-oriented di “Gimme your blood”, un pezzo sfacciatamente radiofonico che cattuererà decine di nuovi ascoltatori. Il disco si conclude con il rock melodico di “Don’t drag me down” che non aggiunge nulla a quanto detto fin qui lasciando l’ascoltatore con tutti i suoi interrogativi.
Io non sono molto convinto che una band debba muoversi tra differenti generi per riuscire ad affermarsi e trovo che gli Axxis ormai siano vientati dei veri camaleonti nell’arte della versatilità. Questo “Time machine” potrà accattivarsi i favori di molti ragazzi forse poco esperti in ambito metal, ma per le vecchie leve ci vuole molto di più.
Tracklist:
1. Mystery of time
2. Angel of death
3. Time machine
4. Wind in the night
5. Lost in the darkenss
6. The demons are calling
7. Wings of freedom
8. Dance in starlight
9. Battle of power
10. Alive
11. Gimme your blood
12. Don’t drag me down