Recensione: Timekeeper – 20th Anniversary Box

Di Marco Donè - 27 Ottobre 2014 - 18:19
Timekeeper – 20th Anniversary Box
Band: Mob Rules
Etichetta:
Genere: Power 
Anno: 2014
Nazione:
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80

I tedeschi Mob Rules, nel 2014, raggiungono un traguardo importante. Hanno infatti l’onore e la gioia di mettere a segno un risultato che non è alla portata di tutti: spegnere la bellezza di venti candeline per festeggiare una carriera iniziata nel 1994. Vent’anni di storia eppure sembra sia passato così poco tempo da quando, non molti anni dopo, entrando nel negozio di fiducia, facevo mio il debutto “Savage Land” prima e, soprattutto, “Temple Of Two Sun” poi… Come si suol dire, senza accorgercene, il tempo scorre veloce ed inesorabile. Tralasciando questi filosofeggiamenti più inerenti al doom, torniamo ad occuparci di questa nuova uscita targata Mob Rules ed intitolata “Timekeeper – 20th Anniversary Box”. Il cofanetto esce via Steamhammer/SPV – che ha curato le uscite della fase centrale della carriera della band – e si presenta in una lussuosa veste composta da ben tre cd ed un dvd.

 

Il primo disco che va a comporre questo cofanetto, è a tutti gli effetti un best of. Un viaggio della durata di quattordici tracce di ottimo melodic power, che ci permette di conoscere alcuni tra i capitoli migliori composti dalla band di Wilhelmshaven. Anche se, col senno di poi, notare che da questa raccolta sono state omesse due tracce come “Hydrophobia”, presente su “Among The Gods”, e “Evolution’s Falling”, dal già citato “Temple Of Two Sun”, reclama vendetta. Resta il fatto che questo primo disco permette, a chi conoscesse poco la band, di approfondire al meglio l’argomento Mob Rules. Mentre, a chi, come il sottoscritto, segue da tempo l’ensemble tedesco, l’ascolto farà comparire un sorriso di soddisfazione. D’altronde con l’accoppiata iniziale “Temple Of Fanfare” e “Pilot Of Earth” veniamo proiettati in pieno 2000, periodo in cui il power esercitava una certa “autorità” nel mondo del metal. Ma è l’ascolto dell’intero primo disco a convincere ed emozionare. Un viaggio tra presente e passato in cui incontriamo canzoni del calibro di “Cannibal Nation”, “Astral Hand”, “Close My Eyes”, la splendida “Dead Man’s Face” (originariamente quinto capitolo della suite “The Oswald Of File”), le maestose “Black Rain” e “Among The Gods” così come “Hollowed Be Thy Name”, uno dei classici dei Mob Rules. Un primo disco che mette in evidenza tutti gli aspetti positivi dell’act tedesco: un songwriting curato e raffinato, un riffing semplice ma efficace, accompagnato da un elegante solistica, ottime melodie e le grandi doti canore di Klaus Dirks.

 

Il secondo disco è invece una vera e propria “festa di compleanno”. Troviamo infatti una serie di canzoni ri-registrate per l’occasione con la partecipazione di alcuni ospiti/amici. E così “Insurgeria”, altro classico dei Mob Rules tratto dal debutto “Savage Land”, si presenta in una nuova veste, con un sound che le rende maggiormente giustizia, impreziosita dalla partecipazione dell’inconfondibile ugola di Udo Dirkschneider e da Marco Wriedt (Axxis) alla chitarra. La splendida “Celebration Day” vede, alla voce, la presenza di Bernhard Weiss degli Axxis. Continuando l’ascolto del secondo disco incontriamo ospiti del calibro di Sascha Paeth, Amanda Sommerville, Peavy Wagner, Stephan Lill, un elenco inesauribile di nomi altisonanti che non sono mancati a questa festa. In questa nuova veste spiccano sicuramente le versioni di “All Above The Atmosphere”, forte di un grandissimo duetto al microfono tra Klaus Dirks e Herbie Langhans, e “Coast To Coast”, in cui troviamo un altro emozionante duetto alla voce, questa volta con Chity Somapala, ed un assolo di una pulizia strabiliante ad opera del già citato Stephan LillQuesto secondo disco, viene inoltre valorizzato dalla presenza di due nuove canzoni, l’ottima “Broken”, in pieno stile Mob Rules, che non deluderà assolutamente i fan della band – il ritornello si lascia cantare già dal primo ascolto, semplicemente splendido – e “My Kingdom Come” qui in versione orchestrale con la partecipazione di Corvin Bahn.

 

Il terzo disco è invece un singolo che contiene la versione regolare di “My Kingdom Come” e la versione live della splendida “Meet You In Heaven”. “My Kingdom Come”, nella sua veste originale, è estremamente affascinante e risulta superiore alla versione orchestrale. Non dirà nulla di nuovo per quanto riguarda lo stile dei Mob Rules, d’altronde con vent’anni di storia sappiamo bene cosa aspettarci da Dirks e soci, ma l’identità, la personalità della band è ben marcata e chiara e la qualità della canzone è elevata. Un inizio estremamente atmosferico e passionale in cui Klaus Dirks mette in mostra, se ancora ce ne fosse bisogno, tutto il suo valore, sia tecnico che espressivo. La canzone si apre poi con un ritornello, caratterizzato da un ottima melodia e linea vocale. Canzone che percorre ad altissimi livelli il sentiero tracciato dalle ultime produzioni della band tedesca.

 

Il quarto disco è invece un dvd, intitolato “Mob Rules Over America” ed è composto da tre sezioni: un estratto di undici tracce dal tour americano, i cinque video realizzati, nel corso degli anni dalla band ed il capitolo “The Roadmob Bootlegs”. Del dvd possiamo purtroppo dire poco in quanto non presente nella versione promo fornitaci dall’etichetta.

 

Non si può certo dire che per i loro vent’anni i Mob Rules non abbiano fatto le cose in grande. Un lussuoso box set di quattro dischi corredato da un booklet di oltre quaranta pagine, il tutto ad un prezzo di lancio appetibilissimo. Un’uscita che farà sicuramente la gioia dei fan della band e che può permettere agli appassionati del power, che ancora non la conoscessero, di scoprire un gruppo su cui puntare.

Tanti auguri Mob Rules!

 

Marco Donè

 

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