Recensione: Timeless
Imprevista ma tutt’altro che sgradita questa raccolta antologica dei Bad Habit, gruppo svedese-americano fondato nella seconda parte degli eighties, storicamente riconosciuto – nonostante una notorietà mai spinta verso vette di grande richiamo – tra le formazioni di maggior rilievo e peso all’interno del movimento rock melodico scandinavo.
Ideata dal chitarrista d’origini statunitensi Hal Marabel nel 1986, la band nordica ha prodotto nel corso della propria carriera (costellata, come per ogni combo hard rock che si rispetti, dai consueti momenti di crisi, culminati con scioglimento e reunion) una quantità non certo torrenziale di musica, limitandosi alla realizzazione di soli cinque album ed un EP, tra i quali – in una panoramica complessiva, stabilmente di buon livello – almeno un capolavoro accertato, il magnifico e per certi versi irripetibile “After Hours”, datato 1989.
“Timeless”, compilation di brani che mira a proporsi quale riassunto definitivo dell’opera dei Bad Habit, mostra tuttavia sin dalla prima occhiata una grave ed evidente mancanza, tale da renderne meno credibile l’appellativo di “greatest hits” nel senso autentico di collezione riferita all’intera produzione discografica.
Senza apparenti spiegazioni, “Hear Say”, buonissimo capitolo del 2005, viene ignorato nella sua totalità. Nemmeno un solo brano tra i sedici inseriti in tracklist è, infatti, estratto dalla penultima fatica in studio del quintetto, nonostante un profilo qualitativo di buonissimo spessore e la presenza di almeno un paio d’episodi che di certo non avrebbero sfigurato in un’antologia di “successi”.
Naturali e quasi scontati poi, i dubbi sull’opportunità e la convenienza connesse ad un’uscita del genere: pochi i dischi all’attivo, tutti ancora piuttosto reperibili, e solo un paio d’inediti posti in apertura di scaletta.
Lecito domandarsi quanto utile possa essere una release simile, tutto sommato non necessaria seppur confezionata con cura estrema e basata su canzoni innegabilmente gradevoli.
Doverose obiezioni a parte, va ad ogni modo riconosciuto come il taglio musicale offerto dalla band di Malmö risulti sempre parecchio fascinoso e foriero di belle sensazioni. Un rock melodico assai orecchiabile e di facile ascolto, che occhieggia di tanto in tanto a qualche soluzione “commerciale”, fatta salva un’identità artistica che non indugia comunque in ruffianerie troppo evidenti o fini a se stesse.
Il meglio della raccolta è, come facile da comprendere, relativo alla selezione estrapolata dall’eccellente “After Hours”, rappresentato da ben quattro pezzi (in pratica, quasi una buona metà del full length d’esordio). “Play The Game”, “Winner Takes It All”, “Living On The Edge” e la bellissima “Rowena”, sono il piatto forte del cd, in virtù di un’ispirazione che negli episodi successivi, raramente ha saputo porsi a tali apici.
Molto buoni sono comunque anche gli estratti da “Adult Orientation” (ottima in particolare “Heart of Mine”), “Revolution” e dal recentissimo (2009) “Above And Beyond”, platter che ha riportato i Bad Habit ai vertici della scena melodica continentale. Peccato tuttavia, per la mancata “convocazione” di “My Confession”, con ogni probabilità uno dei momenti migliori dell’ ultimo album.
Interessante e significativa, è inoltre la presenza in coda di “Need Somebody”, unica traccia recuperata dall’EP “Young And Innocent” che nel lontano 1987 aveva segnato il debutto assoluto del gruppo svedese.
Non di particolare rilievo infine, i due inediti piazzati in apertura. Una coppia di rocker piacevoli ma piuttosto ordinari, che aiutano nel conferire un minimo d’interesse in più alla compilation, ma che alla resa dei conti non aggiungono moltissimo in termini di valore e qualità concreta.
Come già accaduto poche settimane fa con il greatest hits dei Drive She Said – anch’esso edito da AOR Heaven – non possiamo dunque non chiudere evidenziando nuovamente i dubbi sull’utilità di una collezione a carico di una band con all’attivo pochi album.
In tutta franchezza non proprio necessaria, “Timeless” è in ogni caso un’uscita fornita di buona musica, diretta essenzialmente ad un pubblico “recente” d’appassionati di rock melodico.
Ancora per loro, un’altra interessante occasione per riscoprire una valida realtà musicale del genere prediletto.
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Tracklist:
01. Turning Water Into Wine
02. Rock This Town
03. Play The Game
04. Heart Of Mine
05. A Lot To Love
06. Rowena
07. Lost Without You
08. Hunger
09. Winner Takes It All
10. Everytime I see You
11. Another Night
12. I Don’t Want You
13. Sad But True
14. Living On The Edge
15. Surrender
16. Need Somebody
Line Up:
Bax Fehling – Voce
Hal Marabel – Chitarra / Tastiere
Patrick Sodergren – Basso
Jamie Sasazar – Batteria
Sven Crinski – Chitarra