Recensione: Time’s Up

Di Stefano Ricetti - 19 Gennaio 2025 - 7:30
Time’s Up
Band: Far Vibes
Etichetta: Andromeda Relix
Genere: Doom  Prog Rock 
Anno: 2024
Nazione:
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78

Nuovo progetto per Maurizio Cucchiarini, guitars, vocals and bass, e Fabio Marra all percussions, che nel 1988 crearono con Run After To l’omonimo e leggendario mini Lp nel quale fondevano mirabilmente heavy dark e doom metal allo psicotico progressive rock creato dalla mente malata di Syd Barrett.

Time’s Up, prodotto griffato Andromeda Relix, è appunto il geniale coacervo di quanto appena asserito al quale si aggiunge un concept lirico alquanto intrigante sulla parabola terrena di Cristo, dall’ultima cena alla resurrezione, creando al contempo 9 sofferti “quadri musicali” che descrivono gli ultimi giorni di vita dell’unico, rivoluzionario e purtroppo inascoltato profeta del “vero Cristianesimo”.

Parimenti il tutto assume una dimensione quasi mistica nel suo essere allegoria dell’esistenza umana che comunque e sempre si conclude con la morte che non dissipa dubbi e paure se non nel supremo momento del “Time’s Up”.

L’elegiaca e dannatamente prog “Intro” introduce il salmodiare drammatico di “Last Supper” ben supportato da eteree acoustic guitars che, in un perverso in crescendo sfociano in improvvise esplosioni heavy dark che preludono all’avvento della mortifera “Gethsemane” epic doom track di rara espressività, pregna com’è delle digressioni lugubri del progressive immolato sull’altare oscuro di Black Widow e Popol Vuh.

Pilate” è pesantissimo heavy doom ancor impreziosito dal declamare solenne di Maurizio, sugli scudi pure alle guitars, ora deflagranti ora eteree che caratterizzano pure la sofferta e ancor terremotante heavy dark “Flagellation“, squassata da ficcanti riffing che ben esprimono la crudeltà delle frustate. Al contrario “Way of the Cross” è dolcissimo e ancestrale progressive d’alta scuola, pur anch’esso violentato da ficcanti digressioni dark che si sublimano nell’altrettanto prog and dark “Crucifixion“, nella quale il sinistro martellare sui chiodi fa da contraltare macabro all’oscuro riffing guitars che impreziosisce pure “Death”, altro magistrale moloch di epic doom che invero richiama quanto creato dai primevi Run After To.

Resurrection – the End” conclude un lavoro di rara bellezza e maestria esecutiva nel suo essere sognante e sofferente slow ballad non scevra comunque da minacciosi input sinfonico progressivi.  Sublime!

Resta da elogiare la perfetta produzione di Dany Russo effettuata nei suoi RdAudio di Pesaro.

 

Ulisse “UC“ Carminati

 

 

 

 

 

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