Recensione: TMG II
Vent’anni fa il chitarrista Tak Matsumoto intrecciò le sue chitarre con i talenti del vocalist dei Mr. Big Eric Martin e del bassista e cantante Jack Blades dei Night Ranger (e dei Damn Yankees), dando vita al progetto Tak Matsumoto Group. Lo stile dei TMG era contraddistinto da forti tinte hard rock e melodic rock, e non era privo di influssi orientali.
Il progetto collezionò pure una hit in Giappone grazie al singolo Oh Japan – Our Time Is Now, che divenne una sigla televisiva in tale paese.
Inaspettatamente, in questo 2024 che sta volgendo ormai al declino, il terzetto di artisti si è riunito, avvalendosi pure della presenza, dietro i tamburi, nientedimeno che di Matt Sorum (Guns N’ Roses, The Cult, Velvet Revolver).
L’impegno del quartetto si è concretizzato nel secondo album del project, dal semplice titolo “TMG II”, che si colloca sempre sul sentiero di un hard rock melodico ben arrangiato, suonato e gradevole.
Il TMG dà il meglio di sé, in questo nuovo platter, in un pugno di brani particolarmente piacevoli.
Dark Island Woman, ad esempio, è un incalzante e dinamico AOR che farà ringalluzzire i fans di Toto e di Mr.
Big. Jupiter And Mars è, ancora, un rock melodico qui teatrale e stiloso, oltre che brillantemente interpretato da Martin e contrassegnato dalle ottime linee di chitarra di Matsumoto.
Color In The World, invece, è un soft rock accattivante che esibisce persino qualche sprazzo jazz ed è, ancora una volta, ben cantato dal vocalist dei Mr. Big.
The Story Of Love (con la partecipazione della rapper orientale LiSA), percorre le tracce di un heavy contemporaneo qui ficcante e intrigante, grazie anche agli assoli della sei-corde e all’ avvincente intreccio delle voci.
Oltre che in questo brano, influssi e ospitate nipponici sono presenti anche in Eternal Flames, nella quale l’hard rock più classico incontra l’heavy di oggi con spunti dance, grazie anche al featuring delle celebri BABYMETAL).
Altrove il sound del TMG si mantiene altresì sui lidi del rock classico, come in The Great Divide (hard rock dai toni roots/bluesy con un bel tiro e bei chitarroni) e in My Life hard (cadenzato dal drumming martellante e dai riff potenti del mastermind del progetto) o, ancora, nel class/melodic rock patinato di Endless Sky e Crash Down Love.
“TMG II”, in definitiva, non offre (come succede con quasi tutti i progetti di questo genere) particolari novità stilistiche che facciano gridare al miracolo, ma riesce comunque a proporre un pugno di belle tracce di rock classico, con belle chitarre, pregevoli interpretazioni canore, incessante lavoro della sezione ritmica, e non lesinando comunque incursioni in certo heavy dei giorni nostri.
E noi siamo soddisfatti così.
Francesco Maraglino