Recensione: To Beast Or Not To Beast
Conosciuti principalmente per la vittoria finlandese all’Eurofestival del 2006 con l’inno “Hard Rock Hallelujah” e per i mostruosi costumi indossati durante le loro performance, i Lordi stanno tornando con un nuovo full-length dal titolo shakespeareiano: “To Beast or not to Beast”.
La band propone da sempre un hard rock molto classico, ispirato da band storiche quali Twisted Sister, Rob Zombie, Accept, W.A.S.P., Alice Cooper, Motley Crue… e soprattutto Kiss. Neanche a farlo apposta, il frontman Mr. Lordi, al secolo Tomi Putaansuu, è presidente del fan club “Kiss Army” finlandese. Èd è proprio lì che, partendo da un progetto del solo Tomi, la band dei mostri ha avuto origine.
Riguardo i ‘panni’ vestiti dalla band, impossibile non citare gli americani Gwar ed una lunga tradizione di B-movie di genere horror. Prendete l’hard rock semplice ed orecchiabile degli intramontabili eighties e mettetelo dentro i già citati costumi ed avrete i Lordi. Secondo quanto dichiarato, il tempo di “trasformazione in mostri” dei nostri dura da mezz’ora a tre ore, in base al membro della band ed alla complessità del suo costume e del trucco.
Quello che pochi di voi sapranno, è che la band compie nel 2013 il ventennio di attività. Sebbene il primo full-lenght “Get Heavy” sia del 2002 e quest’ultimo album sia ufficialmente la settima release della storia della band, Mr. Lordi (voce) in completa solitudine aveva già dato alla luce la sua prima demo “Napalm Market” nel lontano 1993. Piccola curiosità: “Lordi” in finlandese è l’equivalente di “lord” in inglese, e non ha nulla a che vedere con l’italico: “sporco, sudicio e puzzolente”. Lo slogan “siamo tutti un po’… lordi” che mi è capitato di leggere quando ho avuto l’occasione di vedere la band dal vivo, diversi anni fa, potremmo allora interpretarlo in senso un po’ più aulico. Like a Sir. Da bravi Signori, dunque, ricominciamo a leggere Shakesp… ehr… iniziamo ad ascoltare l’album. A tavola: la cena è servita!
“Dinner is served” (se non ho capito male). Uno alza il volume e subito viene travolto dal simpatico grido iniziale di “We’re not Bad for the Kids (We’re Worse)”, un brano divertente, veloce e tirato, nel quale il nuovo, mostruoso batterista Mana (sostituto di Otus, scomparso a febbraio 2012) scalda subito le pelli. Altra novità per la band, la tastierista Hella, la cui presenza si fa sentire nella successiva “I luv Ugly”, inno corale che richiama le musicalità classiche dei Lordi, a partire da quel “Hard Rock Hallelujah” che ha portato la prima (ed unica) band hard rock/metal alla vittoria dell’Eurofestival – anche la prima ed unica a partecipare, oserei dire. Terzo brano dell’album, il primo singolo (trovate il video online, ambientato in un supermarket): “The Riff”. Il pezzo narra di un insolito incontro con il Signor Morte e con il Diavolo, ormai rimbecillito ed incapace di produrre le vecchie hit di una volta a causa di “quella me*da di hip-hop”. Il testo è buono, la linea vocale e la base ritmica idem e la canzone entrerà presto nel cuore dei fan. Ma… manca il riff. Insomma, si ascolta un pezzo che titola “The Riff” e ci si aspetta un riff memorabile, o quantomeno qualcosa di orecchiabile stile Jack Black. Invece no. Peccato…
“Something Wicked this Way Comes”, oltre ad essere un romanzo di Ray Bradbury è una citazione dal Macbeth del bardo Shakespeare. Il pezzo omonimo è un mid-tempo molto ritmato, forse un po’ ripetitivo ma comunque godibile. Gli ultimi secondi, sorretti dal lavoro costante di Mana e dalla wicked-vocina, interrompe la monotonia lasciando un mezzo sorriso sul volto dell’ascoltatore.
“I’m the Best” entra repentinamente con una carica di drumming per spezzare la ritmicità cadenzata dell’episodio precedente, insinuandosi altrettanto rapidamente, purtroppo, nel podio dei brani più banali dell’album dal punto di vista delle liriche. Buoni gli arrangiamenti. “Horrificition” apre con una vocina tanto desiderosa di ucciderci: proprio come da buona tradizione dei Lordi, alcune brevissime intro aiutano ad entrare nell’atmosfera. Lo stesso averà poi con “Schizo Doll”, memori, ad esempio, di quel carillon che apriva “Blood Red Sandman” (2004). In entrambi i brani citati si fa notare sicuramente il ritornello da cantare allegramente, carico di energia. “Happy New Fear” è un pezzo convincente, dal gioco di parole all’interpretazione nella strofa e negli scream di Mr. Lordi. Molto classico l’assolo, ovviamente dovuta la chiusura con countdown e fuochi d’artificio, tastiere e rumori di sottofondo. “Candy for the Cannibal” convince decisamente sia per il testo allegro e ritmato che per l’interpretazione del temibile e massiccio cantante: una piccola perla, forse la t-t-raccia p-p-più riuscita dell’album (!).
Anche a “Sincerely with love” volgerei la stessa critica del precedente “I’m the Best”. Sono brani un po’ poveri, anche se la tendenza della band è quella di sorprendere con tanta simpatia in pezzi hard rock tecnicamente facili facili, e ritornelli che li hai già capiti prima di ascoltarli, se persino il testo è guascone, ripetitivo ed antipatico siamo costretti a dire “No” come le giurie nazionali dell’Eurofestival… hm, o il televoto, insomma.
Chiude l’ascolto “SCG6 Otus Butcher Clinic”: per la prima volta nella storia della band un brano SCG (Scartic Circle Gathering) non apre un album, ma lo chiude. Questa non è una vera e propria canzone, ma si tratta di un assolo di batteria preso da una prestazione live dell’ex batterista dei Lordi, Otus, deceduto l’anno scorso. Un piccolo tributo per un “mostro” che non c’è più.
Cosa suggerite, Signori, riguardo il risultato finale? In molti obiettano sulla serietà di questo gruppo fermandosi all’osservazione delle maschere; eppure si ha l’impressione che il sound molto immediato, assieme alla presenza d’impatto ed a testi abbastanza riusciti e spesso divertenti, rendano questa release quantomeno considerabile sia per i fan sia per chi vuole passare qualche ora in questo spassoso circo dell’orrore. Rispetto alle ultime produzioni il sound della band si è appesantito, anche se la prestazione di Mr. Lordi appare leggermente sottotono, forse complice una produzione che preferisce non esaltare eccessivamente le linee vocali, in favore della base ritmica e delle tastiere.
Impossibile inoltre, in sede di valutazione, non aprire ataviche discussioni circa il senso di proporre hard rock anni ’80 trent’anni dopo. Si potrebbe facilmente criticare, in questo senso, che la band non aggiunge molto né alla storia della musica né tanto meno a quanto già proposto dagli stessi Lordi.
Tuttavia è innegabile l’efficacia e la simpatia, oltre che dei qui presenti (e si notano, in quanto a presenza!) Lordi, anche di altre band quali i britannici The Darkness o i giovanissimi tedeschi Kissin’ Dynamite, per citarne due a caso, che pur non aggiungendo nulla alla historia del glam metal non mancano di divertire immensamente gli ascoltatori, sia dal vivo che in studio.
“To Beast or not to Beast” insomma è un album nella media, ben prodotto e arrangiato, con qualche alto e basso ma che nel complesso diverte ed appaga, sia per le sue atmosfere horror pacchiane e rivoltanti, sia per l’immediatezza della proposta. Per apprezzarlo bisogna tuttavia scendere a compromessi con l’adulto critico e cinico che siamo e risvegliare l’adolescente horrorofilo che è in noi: quello che i film dell’orrore, rigorosamente di serie B, se li guardava rintanato nella sua cameretta spegnendo le luci ed alzando il volume (neanche fosse il distorsore della chitarra!)… per poi accorgersi che il film, altro che paura, era dannatamente divertente, tanto che quasi quasi sarebbe stato meglio vederselo con gli amici e farsi quattro risate!
5… 4… 3… 2… 1… Happy new Fear!
Discutine sul forum nel topic dedicato ai Lordi!
Tracklist:
01. We’re Not Bad for the Kids (We’re Worse)
02. I Luv Ugly
03. The Riff
04. Something Wicked This Way Comes
05. I’m the Best
06. Horrifiction
07. Happy New Fear
08. Schizo Doll
09. Candy for the Cannibal
10. Sincerely with Love
11. SCG6: Otus’ Butcher Clinic
durata: 43 minuti.
Line up:
Mr. Lordi – Voce
Amen – Chitarre
Hella – Tastiera
OX – Basso
Mana – Batteria