Recensione: To Heaven Again
Durante l’ascolto di To Heaven Again ci si immerge in sonorità che riportano inesorabilmente agli anni Ottanta, quelli colorati, con i capelli sparati per aria, le biondone e le auto veloci nei video con i musicisti sprofondati fra i nebbioni provocati dal ghiaccio secco.
Giornate nelle quali anche alle Nostre latitudini le influenze provenienti in particolar modo dalla West Coast Usa e dall’Inghilterra hard rock fecero numerosi proseliti. Tormentoni con la batteria bella carica, cantate da un frontman presentabile sia in studio che sulle assi di un palco, accompagnate da una band dal look variopinto ove la gran dose di melodia si mescolava al meglio con la virulenza dell’Acciaio, andando spesso a creare una simbiosi perfetta, in grado di bucare sia lo schermo – i videoclip, a quel tempo, trovavano incredibilmente spazio anche sulle televisioni “normali” – che scalare le classifiche di genere. Piccoli/grandi eroi che con alterne fortune soprattutto si seppero divertire, in primis, e in seconda battuta lasciarono una testimonianza imperitura del loro passaggio sotto forma canzoni. Esperienze poggiate sull’amore della musica che cementarono amicizie durature, come nel caso dei Pat Heaven.
Tutto questo si respira a pieni polmoni nella ristampa operata dall’Andromeda Relix di Welcome To Heaven del 1987, ampliata e divenuta To Heaven Again, trentun anni dopo.
Un minimo di cenni storici: la band si forma nella prima metà degli anni Ottanta nella zona di Gorizia sulla spinta di due appassionati di musica dura, il tastierista Dario Trevisan e il cantante Massimo Devitor che prendono ispirazione, fra gli altri, dal mondo Rainbow/Purple/Whitesnake e nel 1987 pubblicano Welcome To Heaven, un album di dieci pezzi a tiratura limitata a duecento copie sia in vinile che in musicassetta che verrà riproposto nel 1999 dall’Andromeda Relics come prima ristampa su Cd. Il combo si distingue da subito per l’intensa attività dal vivo che sopperisce ai vari avvicendamenti nella line-up tanto che si prende la soddisfazione di suonare in più occasioni da headliner nella vicina Jugoslavija, Paese nel quale viene per primo distribuito l’album, tra l’altro. La leggenda narra che in Italia arriverà solamente dopo, peraltro in quantitativi carbonari. Ne scaturisce poi un naturale disco dal vivo, intitolato Pat Heaven Live, nel 1994. Negli anni successivi la band non riesce però a dare continuità alla propria proposta per i sempiterni problemi legati ai cambi di formazione e il sorgere di progetti solisti e si consegna all’oblio, poi interrotto dalla reissue sopraccitata del ‘99.
Tornando ai giorni nostri, la magia di To Heaven Again risiede nel fatto che, rispetto al lavoro originale del 1987, le prime due tracce, inedite, vedono alle tastiere lo stesso Dario Trevisan nonostante egli sia in un letto d’ospedale per una recidiva tumorale, che lo porterà poi al decesso. Hard rocker tutto d’un pezzo di Ronchi Dei Legionari (GO) è infatti mancato nel 2017 a soli sessant’anni. Un uomo e un artista che ha sempre dato prova del proprio coraggio mettendosi continuamente in gioco, rifiutando tout court la comfort zone che tanti viceversa agognano. Basti pensare che in tempi non sospetti suonava le tastiere con una sola mano, perché con l’altra non ce la faceva a causa di un ictus…
Oltre alle dieci tracce originarie vi sono poi tre estratti dal vivo, catturati durante uno show a Koper (JU), posti in chiusura. La confezione del prodotto griffato Andromeda Relix è da urlo: il Cd è alloggiato in un cartonato della forma di quelli che si usavano per i 45 giri con all’interno un libretto della medesima grandezza di dodici pagine di ottima fattura che riportano un sacco di belle foto, la testimonianza del Dr. Scaramella che documenta, fra le altre cose, le fasi di registrazione dei due inediti presso l’ospedale San Polo Di Monfalcone (GO), la storia dei Pat Heaven e altri pensieri sparsi espressi da musicisti e persone vicine alla band.
In “Runnin’ Alone” i goriziani risultano molto vicini ai Vanexa del loro nuovo corso hard rock, anche per via della timbrica di Devitor accostabile a quella di “Ranfa”, nell’occasione. Lungo “The Rush Of The Thunder” prevalgono viceversa gli afflati melodici benché il suono delle chitarre permanga sufficientemente duro. Chapeau, comunque, per entrambi i brani a Dario Trevisan, per la lezione che ci ha impartito.
I Pat Heaven più tipicamente anni Ottanta iniziano sulle note remaster di “Loneliness Of Rock” e si concludono con la traccia numero dodici: “Reach Me Now”. E’ tutto un festival delle sonorità del periodo, irrobustite da un cantante con i controcolleoni capace di regalare ruggiti che ricordano da vicino Ronnie James Dio Padavona, cosa non proprio da tutti all’interno del panorama nazionale. Oltre a Massimo Devitor, per l’appunto, mi sovviene il solo Gable Nalesso dei Dark Lord e poi nei Severance capace di frequentare taluni salotti dall’irresistibile verve epica! Fra i restanti pezzi più accattivanti risultano essere “Zero”, il lentone “Don’t You Know” che ripropone l’antico duello Dark against Metaller senza poi dimenticarsi di “Never Cry” traccia adulta, sugli stilemi dei campioni Elektradrive. Non male la qualità dei suoni tre pezzi alive posti in chiusura del lavoro, che fanno sempre la loro porca figura, se ben interpretati come nel caso dei Pat Heaven: in particolare l’accoppiata costituita da Doctor Doctor (Ufo) e Mistreated (Deep Purple) costituisce godimento primitivo, senza ma e senza se.
Stefano “Steven Rich” Ricetti
Dario Trevisan 1957-2017