Recensione: To Hell And Back

Di Daniele D'Adamo - 26 Ottobre 2007 - 0:00
To Hell And Back
Band: Sinergy
Etichetta:
Genere:
Anno: 2002
Nazione:
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75

Dopo poco l’appena discreto esordio con Beware The Heavens (1998, Nuclear Blast), i Sinergy (band svedese di Power veloce, salita all’onore delle cronache quale progetto di Kimberly Gross, moglie di Alexi Laiho, chitarra e voce nei Children’s Of Bodom), nel 2000 danno alle stampe il loro secondo full-length: To Hell And Back, con la seguente formazione: Kimberly Gross (vocals), Alexi Laiho (guitars), Roope Latvala (guitars), Marco Hietala (bass) e Tommi Lillmann (drums).

A volte un anno è un periodo di tempo troppo breve, per compiere certe evoluzioni artistiche, a volte è invece è un periodo di tempo sufficiente lungo. Quest’ultimo, pare proprio sia il caso dell’act svedese, che con To Hell And Back assume finalmente una propria precisa identità, dovuta ad una giusta miscela fra potenza, velocità e melodia nel groove generale dell’album, ad un livello di songwriting più che discreto come classe, varietà ed originalità e, non ultima, ad un’interpretazione vocale di Kimberly Gross consistente, mutevole, dolce e aggressiva a seconda dei momenti.

Passando alla disanima dei singoli brani componenti il platter, The Bitch Is Back apre le danze con un urlo lacerante della cantante, continuando poi con il classico stile doppia cassa a tappetto (molto preciso assieme al basso) corroborato dalle chitarre, impegnate a proporre riffing continui. Ma già con il pre-chorus ed il chorus si percepisce subito che Kimberly ha alzato il tiro, sia come convinzione, sia come varietà tonale, sia come armonicità. Eccellenti e tirati gli assoli di chitarra di Alexi Laiho e Roope Latvala, arricchiti da veloci passaggi di tastiera. Con Midnight Madness il ritmo cala per un giro di chitarra assai melodico e gradevole, motivo portante della canzone, come gradevole ed intonata è l’interpretazione della strofa da parte di Kimberly. Caldo e dolce il tono del ritornello ed ampio spazio, naturalmente, per le evoluzioni solistiche di Alexi, che cuce trame dalle numerosissime note dal groove decisamente classico. Lead Us To War, e spunta un tono dal sapore prettamente Heavy. La canzone, infatti, è molto ritmata ed anthemica, soprattutto nel ritornello, con un uso equilibrato delle tastiere e soli di chitarra dai toni più che collaudati. Originale il break centrale, costruito su dissonanze alternate a parti più digeribili. Quarta canone del disco è Laid To Rest, introdotta da un dolce e delicato suono di chitarra classica, su cui Kimberly propone un’interpretazione calda e sentita. Poi il ritmo diventa elettrico, ma rimane sempre in primo piano la voce della cantante, che spazia agilmente e con sicurezza su un intervallo ampio di tonalità, non risultando mai fastidiosa, ma anzi rimanendo abbondantemente entro i canoni di una delicata armoniosità. Molto dolce e melodico l’assolo di chitarra, perfettamente in linea col tono dimesso e languido della canzone. Poi parte Gallowmere, sostenuta dal basso di Marco Hietala e dal riffing continuo e compatto delle chitarre ritmiche, sul quale scorre fluida, aggressiva e tuttavia piacevole all’ascolto la voce di Kim, in un groove più Heavy, riottoso ed anthemico nel pre-chorus e nel ritornello, cui seguono soli di chitarra ricchi di note cromate e dal genuino phatos di sapore tradizionale. Con la sesta canzone del platter, Return To The Fourth World, il ritmo si mantiene ben sostenuto, su una base di riff continui e potenti, sui quali Kim fornisce un’interpretazione dal sapore a volte teatrale. Molto armonico e melodico il ritornello, riscaldato in ciò dal suono delle tastiere. Tradizionale l’impostazione ed esecuzione degli assoli di chitarra. In Last Escape, riottosa e movimentata, riemergono tonalità più tipicamente Heavy, sostenute da un riffing corposo sul quale si muove agilmente e con aggressività il cantato. Ottima la costruzione ritmica della canzone, non lineare grazie al lavoro preciso e puntuale di Tommi Lillmann dietro alle pelli, e presentante momenti (break centrale) di ottima visionarietà e melodicità. Si arriva quindi a Wake Up In Hell, penultima traccia dell’album, a parere di chi scrive la più riuscita dell’album. Oltre ad avere un tono assai singolare grazie al contrasto fra il suono secco delle chitarre e quello dolce delle tastiere; il brano, in particolare, è davvero dirompente per melodia e linearità nell’esecuzione del ritornello, che presenta momenti di assoluta orecchiabilità ed ariosità a tutto tondo.
A chiudere il platter, Hanging On The Telephone, una sorta di breve Rock’n’Roll molto piacevole da ascoltare, grazie all’esecuzione sincera e atipica – rispetto allo standard dell’album – di Kim, che dimostra essere a suo agio anche in ambiti non propriamente Power o Heavy.

Concludendo, un albun che va al di là della mera composizione, esecuzione e produzione di sapore puramente “scolastico”, ma che cerca di proporre un livello di songwriting disueto e di classe, aiutato dallì’indubbia padronanza tecnica dei musicisti che compongono l’act svedese, non ultima la cantante Kimberly Gross, che spesso e volentieri spazia in un ambito a tutto tondo, mettendo la sua voce a servizio di un album che, per via della già citata professionalità, e per la concreta riuscita di alcune canzoni, può proporsi con dignità ed onesta anche ai non appassionati del genere Power, ma a tutti gli amanti del Metal melodico in genere.

Daniele D’Adamo

Tracklist:
1.The Bitch Is Back
2.Midnight Madness
3.Lead Us To War
4.Laid To Rest
5.Gallowmere
6.Return To The Fourth World
7.Last Escape
8.Wake Up In Hell
9.Hanging On The Telephone

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