Recensione: To Hell With The Devil

Di Mauro Gelsomini - 23 Maggio 2002 - 0:00
To Hell With The Devil
Band: Stryper
Etichetta:
Genere:
Anno: 1986
Nazione:
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95

Gli Stryper saranno ricordati dal mondo metallaro come il gruppo che lanciava bibbie sul pubblico, quindi derisi per il loro discostarsi da un ambiente più cupo, cattivo e, spesso anti-cristiano. Ma si tratta di una band letteralmente innamorata del rock, che è riuscita (lo vogliate o no) a creare look e spettacolo. Non basta. La cosa più importante è che hanno contribuito al massimo splendore di un genere (pomp aor / classic metal) che ora si sta ramificando in mille tra figli e figliastri.
Gli ingredienti ci sono tutti, dall’energia trascinante di melodici ritornelli da cantare a squarciagola alla cura per cori a volte evocativi quanto i gospel, dalla massiccia presenza di sfarzosi supporti tastieristici agli acuti spacca-timpani del magnifico Michael Sweet, dai tettonici tappeti percussionistici ai riff tanto immediati quanto indimenticabili. Non mi piace far nomi, ma qualsiasi gruppo Power/Classic Metal dovrebbe ringraziare gli Stryper per pezzi come “Calling On You” o “Rockin’ The World”, ma più che altro dovrebbero riconoscere di dovere parte delle loro fortune alle soluzioni create da una delle band più pop della storia del rock (mai i due termini, rock e pop, furono così ben accostati). Il disco in questione, forse il top della produzione del quartetto …, è caratterizato da un sound più aggressivo rispetto ai dischi precedenti, tanto da far avvicinare gli Stryper a band come Dokken, Ratt o Leatherwolf. L’impatto è assolutamente trascinante, effetto dovuto anche ad un songwriting compattissimo. Non si può non far menzione della spettacolare “Free”, all’epoca hit battuta da tutte le radio, resa famosissima dal video omonimo che ruota ancora su MTV. Il successo planetario degli Stryper, decretato da dati di vendita eccezionali (THWTD fu disco di platino), e’ da addebitarsi anche agli altri pezzi del disco, come le lente All of Me” e “Honestly”, in cui la melodiosa voce di Michael Sweet viene inseguita dai suoni dolci e armoniosi della tastiera di John Van Tongren (un guest!!!). Nel complesso, siamo di fronte a dieci pezzi “da stadio”, che tengono sempre altissimo il livello, senza mai un calo, ed è difficile quando l’opener si chiama proprio “To Hell With The Devil”, mid tempo di portata galattica, di fronte al quale sfido chiunque a rimanere impassibile: il ritornello (come succede per gli altri pezzi, tra l’altro), entra subito in testa, e picchia come un martello pneumatico affinché si tolga la capote dell’auto, occhiali da sole e capelli al vento, volume a palla e via come Hollywood (allegoria del pop) insegna…
Agli amanti spassionati del genere, ma anche a tutti gli adoratori della melodia e del rock di classe, non posso altro che consigliare questo disco, sempre che riescano a trovarlo, perché lo reputo un capolavoro assoluto che non dovrebbe mancare nella bacheca di un vero amante della musica.

Tracklist:

1. Abyss (To Hell With the Devil) (Sweet) – 1:21
2. To Hell With the Devil (Sweet/Sweet) – 4:08
3. Calling on You (Sweet) – 3:59
4. Free (Sweet/Sweet) – 3:44
5. Honestly (Sweet) – 4:10
6. The Way (Fox) – 3:37
7. Sing-Along Song (Sweet) – 4:21
8. Holding On (Sweet) – 4:16
9. Rockin’ the World (Sweet) – 3:30
10. All of Me (Sweet) – 3:11
11. More Than a Man (Sweet) – 4:35

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