Recensione: To The End

Di Luca Montini - 26 Maggio 2013 - 0:00
To The End
Band: Orden Ogan
Etichetta: AFM
Genere:
Anno: 2012
Nazione:
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70

Nel nostro errabondo peregrinare verso la riscoperta del power metal teutonico, ci siamo imbattuti in un oscuro mondo coperto dal gelo perenne del nord: le terre dei signori del ghiaccio. Dinanzi a noi la desolazione glaciale ben illustrata dalla cover del celebre Andreas Marschall, nome già noto agli addetti ai lavori per averci donato svariati artwork di album passati alla storia (Blind Guardian, Dark Moor, Dimmu Borgir, Grave Digger, Hammerfall, Stratovarius): ivi abbiamo incontrato Alister Vale, indiscusso personaggio principale della discografia dei tedeschi Orden Ogan, assieme al suo fidato corvo, nell’atto di porgerci un libro. Ci trovavamo nel mondo di ghiaccio sorvegliato dall’Ordine di Ogan.
Sin dal debut album, va ammesso che l’accoglienza riservata a questa band è stata tutt’altro che fredda come le terre sopra descritte. Alfieri di un power metal molto “tedesco” fortemente ispirato ad Iron Savior, Running Wild, Grave Digger, Gamma Ray e soprattutto ai Blind Guardian “di mezzo” del periodo “Nigtfall in Middle-Earth” (1998), con l’aggiunta di elementi sinfonici, i ragazzi hanno riscosso enormi consensi tra stampa specializzata (soprattutto in terra natìa) e pubblico. Dopo ben tre demo, la band ha pubblicato tre album ascendendo l’olimpo delle etichette: Testimonium A.D. (autoprodotto, 2004), Vale (Yonah Records, 2008) ed Easton Hope (AFM Records, 2010). Fortemente tenuti in considerazione da AFM e dopo l’ennesimo cambio di lineup, stavolta riguardante la parte ritmica (basso e batteria), la band rilascia nella seconda metà del 2012 questo “To the End”, al quale seguirà il tour europeo con i Luca Turilli’s Rhapsody.

Il brano che fa da incipit al mezzo concept non è particolarmente originale. “The Frozen Few” ripete lo stesso motivo melodico per un paio di minuti, aggiungendo via via elementi in maniera progressiva: una chitarra, due chitarre, la chitarra ritmica, qualche colpo di batteria, le tastiere, i cori, la batteria che ingrana e così via.
La band si riprende immediatamente e colpisce dritto il bersaglio con la corale titletrack (straight) “To The End”: riffing deciso e lungo solo ipertecnico tra sweep picking e tapping malmsteeniani e lunghe cavalcate di batteria. Attimo di stop e chorus finale. A ricordarci le cose nelle quali credere, il primo singolo “The Things we believe in”, anticipato dall’atmosfera di un arpeggio al coperto mentre fuori imperversa la bufera. Attacco pesante e di nuovo chorus piratesco (dagli autori di un inno come “We are Pirates” del precedente lavoro), con il motivo del brano, decisamente orecchiabile e coinvolgente, che si ripete anche nel breve solo e di nuovo nel cantato, fino allo sfinimento.
Altro pezzo di buona qualità, nonché secondo singolo, “Land of the Dead” ripropone il solito canovaccio melodico di cori, supportati dall’ottimo lavoro dietro le pelli del nuovo entrato Dirk Meyer-Berhorn. Apprezzabile la chiusura, con una breve incursione melodica della linea vocale di Sebastian “Seeb” Levermann, seguita da un solo neoclassico di chitarra che sorvola imperioso i cori.
Pianoforte e chitarra acustica in apertura per “The Ice Kings”, power ballad melodica in crescendo di grande impatto emotivo. Di nuovo riff veloce, doppia cassa e solito ritornello corale per “Till the Stars cry out”, ancora molto orecchiabile ma le soluzioni iniziano a scarseggiare: al grido di “and we are one” vorremmo quasi aggiungere, d’istinto “through the dark age and into the storm” (ok, non c’è il “following the will of the –”, ma chi vuol intendere…). Buono comunque l’intermezzo prima dell’ultimo chorus che risparmia sulla lunghezza dell’assolo per concederci un magico momento orchestrale di piano, flauto, tastiere e batteria.
Mood più cupo in “This World of Ice”, di nuovo in linea con il gelido concept. Più simile alla cara, vecchia “Valhalla” dei Blind la successiva “Dying Paradise”: doppia cassa martellante e voce un po’ sporca sulla strofa per trionfare in un chorus più lento e pulito: “the only thing I believe in is you”.
Ancora up-tempo con “Mystic Symphony”, che rallenta solo per stamparvi in testa il ritornello. “Angels War” è un pezzo più heavy metal oriented, che impiega un po’ ad attaccare. Non si percepisce qui l’atmosfera cupa ed oscura del concept per ovvie ragioni: il brano è infatti stato scritto anni fa, e pubblicato nella demo del lontano 1999 “Soli Deo Gloria”.
Giungiamo alla chiusura con l’onirica ballad “Take This Light”, pezzo più breve dell’album (esclusa l’intro) che cerca di trasportarci al meritato epilogo di “To the End” con un coro aggraziato ed angelico. Il brano mi ha ricordato un po’ la ballad “Candel’s Light” del precedente album “Vale”, quest’ultima ben più lunga e decisamente più riuscita.

Come sovente accade in questi casi, ci chiediamo quale senso abbia riproporre, seppur con alcune sporadiche rivendicazioni di personalità, un genere già abbondantemente esplorato ormai vent’anni fa, con brani peraltro strutturalmente molto simili l’un l’altro e privi di qualche particolare input di originalità. Questo con la consapevolezza che la domanda non avrà necessariamente risposta negativa e caustica, poiché l’album è comunque ben arrangiato, ben prodotto e non mancherà di deliziare i palati dei fan acquisiti e dei nostalgici del power metal teutonico dei tempi che furono, ivi compreso il sottoscritto.
“To the End” è un epico viaggio nel mondo del ghiaccio; qualitativamente sui livelli dei lavori passati ma impreziosito da una maggior maturazione della band in fase di songwriting e da un’ottima produzione. Nulla di particolarmente originale ma meritevole di qualche ascolto senza i pregiudizi negativi di un genere ormai battuto, almeno quanto senza i pregiudizi un po’ campanilistici di certa stampa tedesca, che pure su wikipedia ci ricorda che: the German Rock Hard Magazine Magazine called the band “the one and only legitimate Blind Guardian successor”. “Citation needed”, peraltro.
Buon viaggio a tutti, per l’avventura nel gelido regno di “To the End” ricordatevi di portare abiti pesanti, ed attenzione a non farvi trascinare troppo dal vento… o dai ritornelli!!

And we all serve the Ice Kings,
cause we all love believing
and we don’t care no more
in ice we shall serve
now and forevermore…

Luca “Montsteen” Montini

… discutine sul forum, nella sezione relativa al power metal!

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