Recensione: To The Gory End

Di James Curzi - 27 Maggio 2015 - 22:21
To The Gory End
Band: Cancer (UK)
Etichetta:
Genere: Death 
Anno: 1990
Nazione:
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75

Sul finire degli anni ‘80 e l’inizio dei ’90, negli USA sono stati pubblicati un gran numero di dischi che hanno posto le basi sulle quali si regge tuttora il death metal. Ciò è avvenuto grazie ai seminali lavori di band come Death, Obituary, Morbid Angel, Deicide e Malevolent Creation.

La risposta europea non si è fatta attendere molto grazie a formazioni di livello come Grave, Dismember, Entombed, Unleashed -in Svezia- , Asphyx, Pestilence, Sinister –in Olanda- , e molte altre band. Anche la Gran Bretagna, non da meno, ha sfornato gruppi del calibro di Carcass, Bolt Thrower e Benediction. Oltre a queste, sempre in Inghilterra, erano presenti molti ensemble dediti al death che, per varie vicissitudini, non sono riusciti a emergere in maniera preponderante, finendo in seguito per sprofondare negli abissi dell’underground.

Uno di questi sono i Cancer, formati a Ironbridge nel 1988 per volontà di John Walker (chitarra, voce), Carl Stokes (batteria) e Ian Buchanan (basso). Dopo un paio di demo gli inglesi nel 1990 danno alle stampe il loro primo full-length: “To The Gory End”. Il platter in questione è un ottimo esempio di ‘old school death metal’ che richiama lo stile dei Death di “Scream Bloody Gore” e “Leprosy”, con chiare influenze thrash da parte di band fondamentali come Slayer, Sodom e Kreator.

Sarebbe inutile addentrarsi in un track-by-track data l’omogeneità del disco in questione. I brani presenti sono tutti caratterizzati da strutture piuttosto lineari e immediate, con un certo appeal catchy, soprattutto nei refrain, dove spesso viene urlato il titolo della traccia. Il trio di Ironbridge sfodera una prestazione feroce con una particolare predilezione per gli up-tempo, riff di chitarra estremamente affilati e thrashy  sostenuti da una solida base ritmica messa in atto da Ian Buchanan e Carl Stokes. Lo stile di Stokes alla batteria è molto solido e potente, pur senza essere particolarmente preciso, ricordando in vari passaggi lo stile del maestro Dave Lombardo. John Walker, alla chitarra, svolge al meglio il suo ruolo, rendendosi anche artefice di una buona prova vocale grazie al suo growl selvaggio.

Tra le varie canzoni spiccano per qualità “Blood Bath”, “Cancer Fuckin Cancer”, “To The Gory End” e “Die Die” che vanta la presenza di nientepopodimeno che John Tardy come backing vocals. Da segnalare che al mixer troviamo Scott Burns, che già aveva lavorato con band del calibro di Death e Obituary, divenuto in seguito una vera e propria leggenda nell’ambiente del metal estremo.

In conclusione, “To The Gory End” è un disco consigliabile a tutti gli amanti del sound old school, seppur un po’ derivativo nonché inferiore rispetto ai grandi capolavori usciti nel medesimo periodo. Tuttavia rimane estremamente godibile, suonato con passione e personalità. Considerando che stiamo parlando del debutto di una giovane band, il risultato è più che soddisfacente, considerato che al giorno d’oggi è raro trovare la genuinità che pervade questo LP.

«Quando ancora il death non era un insieme di note, blast-beats, tempi e strutture talmente intricati e surreali dal farci dimenticare che stiamo ascoltando una canzone».

James “DiX88” Curzi

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