Recensione: To The Metal
I Gamma Ray sono il gruppo che dal 1990 ha scritto, insieme a molte altre band, le pagine più importanti della storia del power
metal europeo.
Al tempo, Kai Hansen non si sentiva più a suo agio negli Helloween e decise quindi di “uscirne fuori” per andare a fondare la band che
più si accostasse ai suoi gusti. Cinque live cd, tre DVD, nove studio album e ora, dopo esattamente vent’anni dal disco di debutto Heading For Tomorrow, arriva il decimo: To The Metal.
Questa volta il chitarrista di Amburgo ha deciso di non scomodare le glorie del passato sfornando il terzo capitolo della fortunata
saga di Land Of The Free, ma ha scelto di mettere bene in evidenza il contenuto del prodotto finale: il metal. Si tratta di un disco
dall’andamento particolare; prima veloce e violento, poi ritmato e dolce, nuovamente aggressivo: lo stile inconfondibile che i Gamma
Ray hanno forgiato negli anni è sempre bene in evidenza e la tecnica insieme all’esperienza dei singoli componenti, una garanzia. Per
poter gustare meglio il contenuto di questo disco occorre assaporarne ogni traccia.
Spetta a Rise il difficile compito di rompere il ghiaccio, l’unica canzone dell’album composta dal batterista Daniel Zimmermann
e che porta in scena un tema apocalittico. Il brano si evolve con una strofa molto veloce e aggressiva, introdotta da orchestrazioni di
tastiera che lo portano a esplodere con un ritornello epico dai cori pomposi e brillanti; si sente chiaramente che il fondatore dei
Freedom Call è l’autore di questo piccolo gioiello che, ad opinione di chi scrive, è sicuramente uno dei pezzi migliori del disco. Dal
canto suo, la successiva Deadlands non si discosta molto dalle produzioni che il quartetto tedesco ci ha abituati ad ascoltare
con gli ultimi lavori: chitarre taglienti nei riff delle strofe, ritornello spensierato e solo preciso prima del finale.
Con la successiva Mother Angel viene portato in scena un mid-tempo di chiara matrice hard rock che, in alcuni frangenti, riesce
a ricordare vagamente la musica dei Lordi, sebbene sia le tematiche affrontate dalla band di Amburgo, sia la classe con cui
viene suonato il brano rendono allo stesso tempo questi due complessi molto distanti. Terminata la canzone, l’atmosfera si rilassa con
No Need To Cry, l’immancabile ballad che, come da copione, compare in quasi tutti i dischi power metal, ricca di pathos e
sentimento. Da sottolineare l’ottimo intervento vocale dell’autore del brano, il bassista Dirk Schlächter nella parte acustica
centrale: se solitamente quest’ultimo si limita ad armonizzare la voce di Hansen nei vari cori, qui si rivela il vero protagonista
della scena.
È ora il turno di Empathy, canzone dall’atmosfera oscura ma dal groove incalzante: Kai Hansen canta quasi sottovoce per
imprimere bene nell’ascoltatore tutta l’emozione che vuole trasmettere con questo brano. Ottime la parte ritmica di Zimmermann, che
ancora una volta si conferma uno dei migliori batteristi del genere, e quella solista di Richter e Hansen.
Un’atmosfera irreale avvolge To The Metal, che sembra provenire da un contesto completamente diverso, in cui un’altra mente si
impossessa di Kai Hansen, quella di Joey Demaio. “Hail…. Heavy Metal…..All Hail Heavy Metal…” sono le parole della canzone che la
fanno sembrare uscita da un disco dei Manowar; un esperimento curioso questo, che però si rivela il punto qualitativamente più basso di
questo album del combo teutonico. All You Need To Know, fortunatamente scaccia tutti i dubbi che la traccia precedente fa venire
in mente: è un brano che parte con ritmi tiratissimi quasi thrash ed esplode in uno spensierato ritornello “happy” cantato niente meno
che da Michael Kiske e immancabilmente dà all’ascoltatore la sensazione di tornare indietro nel tempo negli anni in cui militava
negli Helloween insieme ad Hansen.
La classe non è acqua e i Gamma Ray lo sanno bene; Time To Live riassume tutto quello che un fan sfegatato può aspettarsi da una
canzone dei raggi gamma: ritmi spensierati, allegri e un ritornello da cantare a squarciagola che si stampa in testa e si fa ricordare
per tutto il giorno. Henjo Richter si fa apprezzare per uno dei suoi assoli veloci e precisi e ancora una volta Hansen, con la sua voce
ruvida e acuta, si conferma uno dei migliori singer nel settore.
La parte finale del disco si avvicina con Shine Forever che, iniziando veloce come un treno nel tipico stile del power metal
teutonico, porta in scena una strofa alla Judas Priest con voce in falsetto e ritornello dalla melodia ariosa e felice. Deliziosamente
tecnica la parte suonata dal basso con slap e assoli in tapping che mettono in evidenza la bravura di Schlächter nello suonare il suo
strumento. Il disco si chiude con Chasing Shadows, caratterizzato da una mini introduzione di tastiera che sembra fare il verso
alle colonne sonore dei videogames anni ’80, per poi scatenare la potenza del power metal che la premiata ditta Hansen & Co. ha scelto
come suo marchio di fabbrica.
Ottimo ritorno sulla scena quindi per i Gamma Ray che, nonostante i vent’anni di carriera alle spalle, vogliono mettere bene in chiaro
quanto abbiano ancora da dire. Ad opinione di chi scrive, si può notare un netto miglioramento rispetto al disco precedente e una
voglia infinita di fare buona musica, nulla di così diverso dal solito a onor del vero, ma indispensabile per scuotere gli animi di
coloro che ogni giorno divorano tonnellate di heavy metal.
Stefano “Elrond” Vianello
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Tracklist:
1. Rise
2. Deadlands
3. Mother Angel
4. No Need To Cry
5. Empathy
6. To The Metal
7. All You Need To Know
8. Time To Live
9. Shine Forever
10. Chasing Shadows
Line-up:
Kai Hansen – Vocals and Guitar
Henjo Richter – Guitar & Keyboard
Dirk Schlächter – Bass
Daniel Zimmermann – Drums