Recensione: Today’s Tomorrow
Protagonista nel corso dei dorati anni ottanta di una buona carriera negli ambiti del rock melodico europeo, Klaus Luley è ricordato dagli esperti del settore per la militanza in un paio di formazioni certo degne di nota, di quelle solitamente indicate con il preciso ed inequivocabile appellativo di “cult band”.
Seppur orbitanti all’interno di circuiti meno vistosi, celebrati e scintillanti di quelli statunitensi, Tokyo e Craaft, furono, infatti, una coppia di gruppi dal valore artistico sopra la media, interpreti di una serie di album talvolta inquadrabili tra le eccellenze dell’AOR continentale tra i quali, “Second Honeymoon”, ellepì proprio dei Craaft datato 1988, può essere considerato come imperdibile punta di diamante.
Richiamato in scena dopo molti anni di oblio, grazie alla collaborazione con l’onnipresente Michael Voss – una sorta di “plenipotenziario” delle attività melodiche in terra germanica – il songwriter e musicista tedesco a dispetto del lungo tempo trascorso, pare non aver smarrito l’estro e la capacità d’assemblare buone canzoni, ingredienti che uniti all’istinto innato per la melodia facile ed orecchiabile, come da copione, si rivelano determinati al fine di confezionare un come back di buon livello.
Il risultato della formula messa a regime, pur lontano da toni trionfalistici o da eccessive velleità di successo, colleziona una serie di brani tutto sommato piacevoli, miscelati e composti pescando un po’ da tutte le componenti tipiche del melodic rock, sia esso di radice europea piuttosto che di derivazione americana.
Molto netta in numerosi passaggi, è l’essenza strettamente “mittel-europea” di cui “Today’s Tomorrow” è intriso: certo non fu un caso se all’epoca, i Craaft vennero classificati alla pari dei primi Mad Max, Bonfire e Scorpions.
Un particolare che Luley sembrerebbe voler rimarcare con forza in canzoni come “Slippin’ Away”, “Don’t Wanna See Your Face”, “Still Got A Long Way To Go” e “Take Me Today”, frammenti di uno stile che ha profonda attinenza con i tratti distintivi delle band poc’anzi citate.
D’altro canto, l’ascendente dell’AOR americano più morbido e raffinato di Toto e Foreigner (da sempre influenze manifeste), pare estremamente evidente e posto in massimo risalto nelle hookline di “Mountain Of Love”, “Higher” (un evidente omaggio al gruppo di Steve Lukather) e “Here In My Arms”, tracce eleganti al limite del soffuso in cui il rock adulto dai toni smussati s’impadronisce decisamente del proscenio.
A definire poi da dove tutto proviene, ecco l’interessante rifacimento della storica “Tokyo”, title track comparsa sul primo omonimo album del 1981, resa in chiave decisamente più moderna ed attuale.
Accompagnato da un piccolo nucleo di esperti musicisti – Chris Elbers (Gary Barden) al basso, Matthias Rethmann (Silver / Michael Schenker) alla batteria, cui si aggiunge l’immancabile Michael Voss, attivo a vario titolo un po’ qua ed un po’ la – Luley riesce insomma nell’intento che si prospettava quale fondamento di questa operazione di rientro.
La realizzazione di un buon album di melodic rock, quanto più possibile scorrevole, dotato di facilità d’ascolto e soprattutto, dignitosamente rispettoso della tradizione cui non può che appartenere sin nel profondo.
Per i grandi traguardi, i dischi di platino e la popolarità internazionale meglio lasciar perdere: i tempi, la ricettività dell’audience e gli esiti veri e propri del disco, sono ormai troppo lontani e differenti dalla grandeur dei gloriosi eighties.
Ma di certo, non erano questi i risultati a cui il navigato musicista tedesco puntava con maggiore attenzione.
Senza strafare, senza raggiungere vette impensabili e solo con una manciata di buone canzoni di semplice e gradevole AOR, missione compiuta.
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Tracklist:
01. Can’t Live Without You
02. Mountain Of Love
03. Slippin’ Away
04. Livin’ In The Night
05. Tokyo
06. Don’t Wanna See Your Face
07. Higher
08. Here In My Arms
09. Still Got A Long Way To Go
10. Take Me Today
11. When The Night Comes Down
Line Up:
Klaus Luley – Voce / Chitarra / Tastiere
Chris Elbers – Basso
Matthias Rethmann – Batteria
Michael Voss – Cori / Tastiere