Recensione: Tombs Of The Blind Drugged
Ricetta del giorno: come portare all’estremo la pesantezza del doom metal. Prendere l’oppressività, la lentezza e la carica depressiva del funeral doom; munirsi, poi, dell’acidità, dell’aggressività e della ruvidezza tipiche dello sludge doom; infine, procurarsi un po’ della rumorosità, del riverbero e dell’ossessività del drone. Mescolare il tutto accuratamente, ed aggiungere forti dosi di gelida atmosfera horror, come il maestro Lovecraft insegna. Signori, ecco a voi i Moss.
Ormai veterani della scena doom, con all’attivo altri due full-length ed una moltitudine di demo, EP, e split con altre band, i Moss rappresentano probabilmente una delle esperienze più estreme che tale genere musicale possa offrire; Tombs Of The Blind Drugged è l’ultimo tassello di un percorso che ha visto questo act britannico scolpire il proprio tracciato sul granito, facendosi strada con un’attitudine irremovibile, lontana da qualsiasi indulgenza di più facile accessibilità.
Lo stile dei Moss è paragonabile a un muro, un impenetrabile muro di pesantezza e di rumore in grado di annichilire anche il più accanito dei doomsters. Sono ben poche le sezioni in cui è possibile ravvisare una lontana parvenza di melodia: le canzoni sono portate avanti da un susseguirsi imponente di riff monolitici, supportati da un basso estremanente pieno e roboante, da una batteria cadenzata, dal sapore quasi tribale, e da una voce che vomita urla e grugniti come se provenisse dall’inferno. I Moss, però, pur esibendo uno stile così ostico, riescono laddove altri falliscono: ossia, sanno comporre canzoni sempre interessanti, che pur nella loro ripetitività non stancano. Il merito va semplicemente alla bontà dei riff, alla loro energia magnetica, e all’atmosfera catacombale, viscida e apocalittica che la loro musica è capace di evocare.
Se vogliamo trovare un difetto, esso è da ricercarsi non tanto nei Moss in sè, ma nell’inaccessibilità che spesso caratterizza forme così estreme di doom, e cioè una certa difficoltà nel prendere confidenza con le canzoni dell’album e nell’abituarsi a cogliere le sfumature che differenziano l’una dall’altra. Tuttavia, Tombs Of The Blind Drugged è perfettamente in grado di ricompensare l’ascoltatore perseverante.
I Moss hanno svolto un ottimo lavoro, dunque, confezionando un disco carico di potenza sonora e di orrorifica visionarietà, che li conferma una delle migliori realtà della frangia più estrema del doom metal; di certo, però, è musica di difficile assimilazione, destinata ad una nicchia, il che la rende consigliata solo a chi non teme ascolti sfibranti, e cerca pesantezza monolitica e senza compromessi.
Giuseppe Abazia
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Tracklist
01 – Skeletal Keys (12:28)
02 – Tombs Of The Blind Drugged (10:51)
03 – Serpent (11:16)
04 – Maimed And Slaughtered (05:53)