Recensione: Ton(e)s of Hate
Nuovo album i Necrodeath, storica band genovese che, dal 1984 in poi, ha fatto davvero la storia del Thrash made in Italy.
Fin dall’iniziale”Mealy-Mouthed Hypocrisy” i liguri chiariscono subito quello che sarà il filo conduttore di tutto il disco, cioè il loro classico Thrash/Black Metal (come viene normalmente definita la loro proposta musicale) aggiornato e rivisto in chiave “moderna”, senza per questo mai scadere nel nu metal.
Tutto il disco è una continua aggressione sonora verso l’ascoltatore, con il grande pregio di non risultare mai banale o noioso, canzoni come “Perseverance Pays”, con un Flegias che dietro al microfono riesce a trasmettere una cattiveria inverosimile, “The Mark of dr.Z”, che dopo un inizio oscuro e pesante parte con la potenza di un carro armato, risultando così davvero avvincente grazie ai continui cambi di tempo che donano dinamicità al pezzo, “Last Ton(e)s of Hate”, pezzo davvero devastante e con un prestazione da urlo alla batteria di Peso, indubbiamente uno dei migliori Metal drummer italiani, e del solito Flegias alla voce, davvero splendido il ritornello, che pur non essendo niente di originale od innovativo riesce a colpire nel segno, così come ottimo risulta essere il breve stacco centrale che spezza un attimo il ritmo della canzone, ma il vero pezzo capolavoro del disco è secondo me la conclusiva “Bloodstain Pattern”, grazie ad una linea vocale decisamente azzeccata ma soprattutto per via di un songwriting estremamente vario ed originale, che riesce a stupire piacevolmente in virtù di soluzioni allo stesso tempo tipicamente Necrodeath ed innovative allo stesso tempo, e con un Peso che dietro le pelli è ancora più mostruoso del solito.
Purtroppo la band non riesce a mio parere a mantenere su tutto il disco degli elevati standard compositivi, pur senza mai scadere più di tanto, ma sinceramente “Queen of Desire” e “Evidence from Beyond” non mi hanno colpito molto, la prima per via di una certa piattezza compositiva che rende il brano piatto e senza spunti d’interesse, la seconda è invece una canzone che si basa molto sulla varietà di atmosfere e sull’alternanza di parti di chitarre pulite e distorte, senza però riuscire a dare al pezzo una personalità propria.
Un altro piccolo difetto di questo lavoro risiede nei suoni, che sono sì potenti donando una buona potenza ai pezzi, ma la voce risulta troppo in secondo piano e la produzione è forse troppo pulita per un disco del genere.
A livello tecnico i Necrodeath sono davvero molto bravi, quindi se è vero che Claudio alla chitarra fa davvero poco a livello di assoli,a livello ritmico la band è davvero devastante, con il già più volte citato Peso che riuscirebbe a donare potenza anche ad una canzone di Orietta Berti.
In chiusura posso dire che secondo me questo “Ton(e)s of Hate” è davvero un buon lavoro per i Necrodeath, peccato per qualche piccolo calo di tensione e per una produzione che sarebbe potuita essere a mio avviso migliore.