Recensione: Too Rude To Be Cool

Di Fabio Vellata - 28 Maggio 2011 - 0:00
Too Rude To Be Cool
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Anno: 2011
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Un debutto molto ben confezionato quello dei torinesi Backstage Heroes, gruppo dalle recenti origini, affacciatosi sulle scene nazionali con un full length autoprodotto che può essere descritto come una sorta di prima presentazione, ancora da definire al meglio, di potenziale e capacità effettive.

Veste grafica molto curata, “Too Rude To Be Cool”, assume a prima vista, l’aspetto di una release dal taglio alquanto professionale e di livello. Già dal primo approccio, infatti, l’idea è quella – ben spesa attraverso un’attenta scelta di cover ed immagini – di confrontarsi con una giovane realtà imbevuta in sensazioni ed umori cari all’hard rock più ruvido e muscoloso, in ossequio ad una tradizione che partendo da scenari statunitensi, giunge sino alle ribollenti coste scandinave.
Impressioni giustificate da un profilo musicale che, sin dalle note introduttive, desidera allinearsi a stili ed espressioni in auge presso alcuni nomi storici del settore, tra cui gl’immancabili Guns n’Roses, Mötley Crüe ed Ac/Dc, per giungere ad arpionare i maestri europei Hardcore Superstar e Backyard Babies.

Protagonisti nell’arco di poco più di un paio d’anni, di una lunga e sostanziosa serie di concerti in compagnia d’importanti act internazionali (tra cui Vains Of Jenna, Crazy Lixx, L.A. Guns ed Adler’s Appetite), il quartetto guidato dai fondatori, il singer Lorey Cruel (Lorenzo Cannone) ed il chitarrista Ritchie Mohicano (Valerio Ricciardi) offre già al primo impatto, l’idea di un ensemble fornito di un’identità solida e corposa, supportato da notevole determinazione e desiderio d’affermarsi.
Con un pizzico di rammarico, va tuttavia ribadito come, spesso, volontà e carattere non siano riflesso diretto di riscontri immediatamente eccellenti: una considerazione piuttosto adatta nell’assegnare una descrizione “concreta” e lontana da semplici dettagli nozionistici, della proposta del gruppo piemontese.
Ovvio, palese, finanche scontato: una pietra preziosa prima di definirsi tale, necessita di un lungo processo di raffinazione onde poter rivelare appieno le proprie pregevoli qualità. Allo stesso modo, anche i Backstage Heroes mostrano al momento un buon numero d’aspetti perfettibili e da porre a regime, elementi che un po’ mascherano e dissimulano quella che parrebbe essere la reale caratura del gruppo, al momento non ancora convincente in termini assoluti.

Aspetto che, per primo, emerge all’attenzione è, ad esempio, il cantato di Lorenzo “Lorey Cruel” Cannone. Un buon timbro ed una discreta estensione, sembrano talvolta non essere assecondati da un uso davvero consapevole e misurato della voce, in alcuni frangenti quasi slegata dal brano, eccessivamente urlata e, non ce ne voglia il buon Lorey, ancora un po’ “canticchiata” ed insicura. Un ascolto attento di un pezzo come “Reborn”, potrà, per entrare nello specifico, offrire validi chiarimenti in tal senso.
Bisognoso d’esperienza e migliorie, è poi lo stesso songwriting “puro e semplice” in dote al quartetto. A tratti un po’ statico e privo di dinamismo, tende – caratteristica decisamente perdonabile per una band agli esordi – ad appiattirsi troppo su cliché ultra conosciuti e sfruttati.
Un andamento che non lascia spazio a grosse sorprese, pone, in effetti, un evidente limite alle ambizioni di buoni pezzi come “Let’s Rock n’Roll”, “I Joke Her” e “C’mon”, in cui scintille interessanti e linee melodiche di discreta efficacia, rimangono intrappolate in una routine priva di sussulti che ne ingabbia potenza e selvaggia esplosività.
Il meglio si mostra tuttavia quando i Backstage spingono sull’acceleratore, lasciando piede libero all’anima sleaze rock che ne costituisce l’essenza. Le ruvide e coraggiose “One Way” e “Die For Me”, propongono finalmente uno stile che coniuga trame immediate e freschezza compositiva, in cui, senza mai indugiare in particolari colpi di genio, la voglia d’autentico rock n’roll divertito e performante fluisce copiosa.

Davvero ottimo invece, il profilo strumentale dei musicisti. Punti di forza tramite cui edificare basi più consistenti per il futuro, la solidità della sezione ritmica ma, ancor di più, il notevolissimo livello di bravura mostrato dal buon Valerio “Mohicano” Ricciardi alla chitarra, manifestano quella che, ad un’osservazione panoramica, pare essere l’attuale summa complessiva dei Backstage Heroes e di tutto quanto inserito in “Too Rude To Be Cool”. Una formazione dalle notevoli potenzialità che, inevitabilmente, non ha ancora gambe forti a sufficienza per correre, migliorabile sotto molti aspetti, ma dai risvolti confortanti tali da spingere all’ottimismo.

I Backstage Heroes hanno, insomma, ancora un po’ di strada da compiere.
Il gruppo e la proposta ad esso connessa, dovranno passare attraverso i necessari meccanismi di “coltivazione” ed affinamento delle buone caratteristiche comunque già presenti, al fine di ridefinire al meglio gl’obiettivi ed irrobustire quanto possibile il lato meramente artistico.
Le avvisaglie sono, ad ogni modo, di sicuro interesse: una band umile, con grande volontà di crescita, aperta alle possibilità di sviluppo e convinta che, esperienza, lavoro e voglia di imparare, unite ad un po’ di talento, costituiscano una parte importante del cammino per raggiungere buoni risultati.

Il futuro ci dirà, ma lo spirito è, di certo, quello genuino e vero del puro rock n’roll…

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Tracklist:

01.    Knockin’ On Backstage’s Door
02.    One Way
03.    Anybody
04.    C’mon
05.    I Joke (he)r
06.    Reborn
07.    Scent Of A Woman
08.    New Hero
09.    Let’s Rock n’Roll
10.    So Far From Home
11.    Die For Me

Line up:

Mohicano – Chitarre
Lory Cruel – Voce
Kris Crow – Batteria
Miro J. – Basso

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