Recensione: Torn Beyond Reason
Chi pensa che certe atmosfere cupe e depresse, che la malinconia di un paesaggio crepuscolare, e la poesia necessaria a descriverlo ai cuori degli ascoltatori, siano prerogativa di certi paesi del nord Europa e della Francia, da sempre patria dei poeti maledetti, si sbaglia. Così come si sbaglia chi pensa che sotto il sole cocente del deserto di Gibson non possa nascere una band proprio con queste caratteristiche.
I Woods of Desolation son Australiani e con questo “Torn Beyond Reason”, secondo album della loro carriera, han decisamente fatto un salto di qualità.
Fondati da D. (polistrumentista) come progetto personale per esplorare i confini della grezza improvvisazione nella musica estrema, i Woods of Desolation hanno visto alternarsi diversi musicisti a corollario. A tenere le redini del songwriting, però, sempre il fondatore e mastermind D. che ha portato la band alla realizzazione di due demo, un paio di split, l’esordio discografico intitolato “Towards the Depths” e un successivo mini. Le coordinate musicali non sono mai cambiate fino all’ingresso di Tim “Sorrow” Yatras (voce e batteria – già in Austere e Grey Waters), in concomitanza del quale il sound del gruppo si è leggermente addolcito.
E sembra proprio che Yatras fosse ciò che mancava ai Woods of Desolation per fare il decisivo salto di qualità. “Torn Beyond Reason” è, infatti, un disco che rasenta la perfezione sotto molti aspetti. La personalità non gli manca, pur incanalandosi nel solco scavato da Alcest e Wolves in the Throne Room. Il sound chiaramente deve qualcosa a questi due gruppi, in quanto tra i fondatori del genere e tra i suoi migliori esponenti, ma questi australiani sembrano non lontani dal podio.
Cupi, malinconici, eppure al contempo anche melodici e con spruzzate di aggressività e ferocia. Il tutto senza difettare mai di una certa personalità che non fa mai scattare nell’ascoltatore quel senso di dejà-vù tanto fastidioso quanto, ultimamente, sempre più diffuso. Se un difetto si può trovare a questo disco è forse quello di essere fin troppo bilanciato ed equilibrato. Così come non ci sono cadute di stile, anzi, praticamente neanche una sola leggera incertezza, allo stesso modo non ci sono neanche picchi di classe o brani che si elevino sopra agli altri in maniera preponderante.
Un limite che non è un limite, insomma, capace di far apprezzare, e molto, questo disco a tutti gli appassionati di certe atmosfere e sensazioni malinconiche.
Per concludere il secondo album dei Woods of Desolation sembra essere quello della svolta. Lasciate da parte le improvvisazioni estreme della matrice più grezza, con questo “Thorn Beyond Reason” il novello duo australiano riesce nel difficile compito di coniugare melodia, atmosfera, aggressività e personalità. Il risultato è un disco che forse non gode di perle di assoluta brillantezza, ma che sembra pressochè esente da tentennamenti e tiene alta l’attenzione dall’inizio alla fine. Chissà che la prossima frontiera del depressive black metal non si trovi sotto il sole del deserto.
Tracklist:
01 Torn Beyond Reason
02 Darker Days
03 An Unbroken Moment
04 The Inevitable End
05 November
06 Somehow…
Alex “Engash-Krul” Calvi