Recensione: Torture
Un nuovo disco dei Cannibal Corpse è come un sicuro porto d’attracco nel quale si possono trovare certezze e rifornimenti sicuri prima d’intraprendere un viaggio nell’ignoto. Con tale, sognante paragone, si scontra il putrido istinto animale espresso in un album che porta il semplice, ma efficace, titolo di Torture.
Becero, tecnico, odorante morte e orrori vari, il dodicesimo parto di queste cinque menti malate fornisce un’interessante prospettiva sul loro stato di salute. Anzitutto va notato come, al contrario dei precedenti Kill ed Evisceration Plague, i ritmi si facciano spesso meno sostenuti e ci sia una suddivisione quasi equa tra momenti veloci e brani con molto più groove, quindi più “ragionati”.
Giunta, si diceva, al disco in studio numero 12 con quasi 25 anni di carriera alle spalle, la band floridiana ha deciso di fare un leggero passo indietro con un approccio più votato all’impatto che non alla tecnica fine a sé stessa. D’altronde Webster e soci hanno ampiamente dimostrato che con gli strumenti ci sanno fare e creare armonie malate e dannatamente sinistre sembra essere, attualmente, il loro unico scopo. Inutile dire, quindi, che George ‘Corpsegrinder’ Fisher, Rob Barrett, Pat O’ Brien, il già citato Alex Webster e Paul Mazurkiewicz incidono nei solchi virtuali di Torture una performance degna di nota.
Nel corso dei dodici brani, si assiste a molti cambiamenti d’umore, anche se, naturalmente, la base di partenza è sempre il brutal death metal di scuola americana che i cannibali stessi hanno contribuito ad inventare. Scourge Of Iron, ad esempio, rappresenta l’anima lenta e ossessiva del disco, mentre Demented Aggression si candida a pezzo più veloce del lotto insieme a Encased In Concrete. Il sinistro arpeggio di Followed Home Than Killed contribuisce, poi, a donare un’atmosfera ancor più malata e ossessiva al tutto, dando l’impressione di trovarsi catapultati in un b-movie dalle tematiche rigorosamente splatter.
Se ci fossero ancora dubbi sul livello qualitativo di un album come Torture, basti pensare che, complice il rallentamento medio dei ritmi, Mazurkiewicz riesce a tenere testa per tutta la durata del disco al suo collega ritmico Webster. In effetti quest’album sembra costruito proprio attorno alla ritmica pulsante del basso di Alex, nonostante le canzoni effettivamente composte da lui siano solo un quarto del totale. Pur mantenendosi nelle retrovie di un sound che privilegia le chitarre, le sue 5 corde vengono sollecitate in maniera, al solito, precisa e potente, tanto da creare un pachidermico tappeto sonoro sul quale poggiano gli strumenti della sezione melodica.
Concludendo, è inutile stare a disquisire ulteriormente sul fatto che questo lavoro in studio sia migliore o meno rispetto agli altri in quanto i termini di paragone del sound dei cannibali di Buffalo non subiscono mai grossi scossoni. Il risultato finale è, però, degno di attenzione sia da parte degli affezionati, sia da parte di coloro i quali richiedono al quintetto solo brutalità e rigurgiti intestinali. Torture è in grado di accontentare tutti quanti, soprattutto i suoi autori, i quali, nemmeno a dirlo, sono ben felici di passare qualche mese in tour a promuovere questa nuova uscita. In fin dei conti può apparire plausibile che sia questo il motivo principale per cui i Cannibal Corpse fanno uscire i propri dischi, non credete?
Andrea Rodella
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Tracklist:
1 – Demented Aggression
2 – Sarcophagic Frenzy
3 – Scourge Of Iron
4 – Encased In Concrete
5 – As Deep As The Knife Will Go
6 – Intestinal Crank
7 – Followed Home Than Killed
8 – The Strangulation Chair
9 – Caged… Contorted
10 – Crucifier Avenged
11 – Rabid
12 – Torn Through
Lineup:
George ‘Corpsegrinder’ Fisher – Vocals
Pat O’Brien – Guitar
Rob Barrett – Guitar
Alex Webster – Bass
Paul Mazurkiewicz – Drums