Recensione: Torturer
Spulciando il panorama odierno del death metal sembra quasi di tornare indietro di venticinque anni se si tiene conto delle numerose band che lo stanno riportando a galla. Attenzione, non che sia mai sparito in questo lasso di tempo, ma semplicemente si è trasformato, ha percorso varchi spesso inaccessibili, ha dato vita a nuove forme e specie spaventose, e quel che notiamo da qualche tempo è che molte band si rifanno alla cosiddetta old-school, di stampo prettamente svedese. E quel che colpisce maggiormente è la ricerca continua di un ‘suono’ che si avvicini maggiormente a quelli che sono stati senz’altro i precursori di tale sound: Entombed e Grave. Non solo dunque distorsioni che lasciano vibrare le corde direttamente dentro l’anima, ma anche un lavoro ritmico e timbrico che rende piena giustizia all’allora nascente swedish death metal.
Soprattutto nella stessa Svezia, piuttosto che in Olanda, Germania e Polonia molte band cercano di riportare fortemente in auge ‘quel’ particolare sound. Act come Entrails, Revel In Flesh, Goregast, Slaughterday piuttosto che i nostrani Profanal hanno tutte le carte in regola per riuscire a proseguire nella loro missione, tenendo alto il nome della old-school, e apportando qualche piccola ma essenziale variazione per dare il giusto tocco personale. Da oggi possiamo aggiungere alle band citate una nuova formazione proveniente da Sandviken, nord di Stoccolma, tanto per restare ‘in zona’.
I Sordid Flesh nascono solo due anni fa anche se non si direbbe ascoltando il seguito del loro demo omonimo dello stesso anno. Perché la band in due soli anni è riuscita a creare un particolare sound che ingloba tutti gli elementi di cui i loro compatrioti hanno abusato dettando legge nel mondo del metallo pesante. E lo fa sotto l’etichetta olandese Vic Records, a mio avviso insieme alla tedesca F.D.A. Rekotz tra le migliori a riproporre questo spaccato di primordi del genere. La particolarità del suono della band è dovuta alla registrazione in una grande sala da concerto in maniera da poter riprendere il tutto come fosse un live, evitando la digitalizzazione e le moderne tecniche di missaggio. Proprio come veniva fatto agli inizi!
Il loro “Torturer” rispecchia in pieno il male, con i suoni infettati da essenze di thrash e black metal. Entrando nello specifico possiamo godere di questa nuova ondata di death metal attraverso le sfuriate dell’accoppiata iniziale composta dall’opener “The Thelema Way” e dalla successiva “Mark Of The Fallen” che non lasciano scampo, mettendo in chiaro il gioco e il sound grezzo e affascinante della band. Ma un piano introduce “Rites At The Cemetery”, che rappresenta la band sui social network come anteprima del disco.
Ma la quiete dura poco più di un minuto che Håf riprende in mano la situazione, aggredendo il nostro ascolto, sempre coadiuvato dall’accoppiata Hedenström/Vikholm alle chitarre, che lavorano in maniera ottimale sia all’unisono che armonizzate o distaccate, come per il finale, quasi in maniera libera. I brani si susseguono in maniera disinvolta, dai tratti thrasheggianti di “Through Vile Infanticides” a quelli prettamente death di “Where Art Thou God” e “Until You Are Dead”. Fino a toccare mid-tempo acidi con “Gravebitch” e doom blackeggianti con la conclusiva “Rise From The Abyss”, in cui il basso di Wiberg (già membro dei Sorcery) va a toccare frequenze da oltretomba.
Sinceramente il suono della band è affascinante, così come il materiale usato, essenziale ma efficace. Forse quel che non convince è comunque la scrittura fin troppo basic della band, nonostante alcune buone armonizzazioni e qualche trovata al di là della ‘normalità’, che non riesce (al momento) a fare la differenza. Ma nel tempo i Sordid Flesh potrebbero dire la loro nel rigenerato ambiente underground.
Vittorio “versus” Sabelli
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