Recensione: Touch [Reissue]
Mark Mangold era il tastierista degli American Tears, gruppo statunitense che negli anni settanta aveva pubblicato tre album tra prog e pomp rock che non avevano però ottenuto riscontri particolarmente significativi.
All’alba degli eighties, Mangold , insieme a Doug Howard (basso, voce), Glenn Kithcart (batteria) e Craig Brooks (voce, chitarre), forma i Touch, gruppo Pomp/AOR che nel 1980 si presenta sul mercato discografico con il suo primo, omonimo album.
Il disco si apre immediatamente con un brano scintillante, il perfetto biglietto da visita per questa formazione all’epoca al suo esordio. “Don’t You Know What Love Is”, questo il titolo della track, mostra subito tutti gli assi nella manica dei Touch: un riff chitarristico potente e memorizzabile, tastiere a profusione, una voce acuta e penetrante, grandi cori.
“When The Spirit Moves You “, brano meno hard e, all’epoca, secondo singolo, mette ancora meglio a fuoco le influenze del gruppo. Gli Styx in prima fila, ma anche i Queen – soprattutto nell’uso dei cori, che devono qualcosa anche agli Yes – e i Kansas meno elaborati.
Con “Love Don’t Fail Me “ ecco arrivare la prima ballata, all’inizio morbida, poi più potente, con influenze quasi gospel nell’uso delle voci. Bellissima anche l’altra power ballad del’album, “There’s A Light “, con chitarra elettrica in bella evidenza ed un ritornello di grande dolcezza da far invidia alla maggior parte dei gruppo AOR dell’epoca.
Trascinante la strepitosa “Black Star “, con ritmiche di grande impatto, un tripudio di tastiere e cori ancora alla Queen. Sublimi le tastiere nella più moderata “So High”, dai toni epici, mentre con “Last Chance For Love” siamo alle prese con un hard rock condito da cori abbastanza “sbarazzini”.
Si chiude con “Yes (You Need To Rock & Roll)” e “Listen (Can You Feel It)” , entrambi autentici inni hard/pomp di scuola Styx.
Come ben evidente, “Touch” è un platter privo di riempitivi, in cui ogni brano è un piccolo gioiello, non tanto per l’originalità (visti i rimandi stilistici evidenti ai gruppi coevi), ma sicuramente dal punto di visto della costruzione e dell’impatto, davvero eccellenti.
Purtroppo i Touch si sciolsero presto (un secondo album fu inciso ma non pubblicato ai tempi).
Mangold ottenne ottimo riscontro con i Drive, She Said e come collaboratore di Michael Bolton oltre che, più di recente, con The Sign e The Radiant.
Breve precisazione, come bonus track in questa recentissima ristampa della Rock Candy troviamo una ottima “My Life Depends On You”, piena anche di influssi classici e progressivi, ed una gradevole versione live di “Don’t You Know What Love Is”.
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Tracklist:
01. Don’t You Know What Love Is
02. When The Spirit Moves You
03. Love Don’t Fail Me
04. Black Star
05. There’s A Light
06. So High
07. Last Chance For Love
08. Yes (You Need To Rock & Roll)
09. Listen (Can You Feel It)
Bonus:
10. My Life Depends On You
11. Don’t You Know What Love Is (live)
Line Up:
Mark Mangold: tastiere, voce
Doug Howard: basso, voce
Glenn Kithcart:batteria
Craig Brooks:voce, chitarre