Recensione: Tour De Force

Di Fabio Vellata - 17 Maggio 2013 - 0:01
Tour De Force
Band: The Poodles
Etichetta:
Genere:
Anno: 2013
Nazione:
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85

Prosegue senza soste l’opera di raffinata elaborazione della materia rock messa in atto dai The Poodles a partire dal 2006, anno d’uscita del fulminante esordio “Metal Will Stand Tall”.

Quando, trattando dello splendido gruppo di Jacob Samuelsson, parliamo di “laboratorio rock” lo facciamo, in realtà, a ragion veduta.
Chi conosce ed apprezza il quartetto svedese sin dagli esordi non potrà, in effetti, non aver notato una costante, perenne ed incrollabile attività di affinazione di un songwriting che tende a divenire con gli anni sempre più sicuro e “focalizzato”, attento nel mediare in modo del tutto efficace il rock da “arena” degli anni ottanta con un taglio moderno (“modern edge” lo chiamerebbero gli esperti), capace di farsi ora tagliente ed acuminato, ora avvolgente e sinuoso. Sempre, accattivante, “setoso” e dall’elevatissimo potenziale d’ascolto.

Svezia terra di grandi musicisti e di eccellenti cantori del rock. Svezia terra promessa per gli amanti di determinate sonorità.
Proprio da lì, sono arrivati, negli ultimi anni, i migliori esponenti del genere. Proprio da lì, sono provenute le band che hanno saputo spingersi “oltre”, alimentando i sogni degli appassionati che hanno potuto confermare come “non di gloria effimera si tratti”, quanto piuttosto, di una comprovata, serena ed ormai affidabile capacità nel fornire prodotti sempre all’altezza, fuoriusciti da una scena in continua ebollizione.
Facile accostare i The Poodles ai “fratellini” The Heat, due band straordinariamente collaudate nella realizzazione di melodie quasi “eroiche” nel loro essere spensierate e gioiose, forse un pelo fuori contesto data l’epoca storica, ma talmente foriere di sensazioni positive da divenire quasi una sorta di fattore di dipendenza per l’animo di chi, attraverso l’ascolto di grande e sontuosa musica, reperisce in se le forze per scorgere ancora aspetti dalla valenza positiva in un universo derelitto e devastato come quello attuale.
Potenza del rock. Potenza della melodia e dalla voglia di vivere che da essi deriva.
E potenza anche di questi magnifici The Poodles, band che ormai sorprenderebbe solo qualora mettesse sul piatto qualcosa di scarsamente ispirato o di basso profilo.

Ci siamo intesi.
“Tour De Force” procede, imperterrito, sulla strada diretta verso il Valhalla del rock melodico, inanellando l’ennesima serie di brani che strappano la manovella del volume dallo stereo in virtù di ritornelli ammalianti, schizzate hard dalle cromature luminose, riffing impetuoso ed un profilo performante ed affusolato, contemporaneo, ricco di suoni profondi, pieni e definiti.

Come un’attraente fuoriserie dalla carrozzeria scintillante, il quartetto scandinavo si muove agile sulle note di pezzi assoluti quali “Shut Up!”, “Happily Ever After”, “40 Days And 40 Nights”, “Misery, Loves Company” e “Going Down”, mettendo in fila l’orecchiabilità dei soliti Treat con l’energia di certi Whitesnake, lasciando presagire quello che avrebbero potuto forse essere gli Europe se solo avessero proseguito sulla fortunata strada dell’arena rock.

Ancora una volta impossibili da definire commerciali, sebbene la fama, almeno in terra natia, non manchi per nulla, come testimoniato dalla bonus track “En for Alla For En”, inno ufficiale della nazionale svedese di hockey ghiaccio. Ed ancora una volta abili nell’apparecchiare una sere di hookline irresistibili che trainano il disco verso il reiterarsi degli ascolti, permettendo così a “Tour De Force” di divenire l’ulteriore colpo da maestri di una carriera che si sta definendo in via sempre più compiuta, per assumere le forme di eccellenza massima in un ruolo che, poco alla volta, sta abbattendo tutti i principali competitori su piazza a colpi di grandi canzoni e performance eccellenti (inutile affermare la bravura ormai consolidata dei singoli).

Pochi stanno dimostrando la loro costanza nel mantenersi su livelli tanto elevati.
Persi recentemente un po’ per strada Wig Wam e Crazy Lixx, con i Crashdiet incattiviti e gli incredibili Brother Firetribe smarriti sulla distanza (forse, alle orecchie di chi scrive, gli unici davvero in grado di mostrare qualcosa in più rispetto ai “barboncini” svedesi), rimangono solo gli Heat a contendere a Samuelsson, Egberg e sodali il titolo di massimi rappresentati del rock melodico europeo.

Attendiamo evoluzioni, inserendo intanto e sin da ora, “Tour De Force” tra i sicuri top album del 2013…

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