Recensione: Towards the Gates
Esistono casi discografici che vengono costruiti male in ogni loro singolo aspetto, partendo dalla cover, passando per la foto promozionale sino ad arrivare alla musica qui proposta possiamo confermare come “Towards the Gates” dei Finnici Cemetery Fog sia un buco nell’acqua. Semplice e diretto ma la verità prima di tutto. Guardiamoci negli occhi ragazzi, guardiamoci bene negli occhi; è vero che il death doom deve essere marcio, oscuro e senza melodia celestiale ma un minimo di rispetto è doveroso, è necessario per questo micromondo. Questo Ep, uscito nel 2014, è stato l’ultimo parto discografico prima che la band decidesse di cambiare monicker in “Asphodelus”, i motivi ad oggi rimango ignoti ma tant’è ed accettiamo il tragico destino. Questo è il piccolo preambolo un disco mediocre creato con approssimazione e senza volontà d’intento, come se ogni singolo minuto qui dentro sia stato partorito attraverso idee buttate a caso, senza un fine vero e proprio.
Cinque tracce, compresa l’intro di due minuti abbondanti, per regalare al mondo l’inutilità. Non è cattiveria senza un perché di fondo quella del sottoscritto, ogni singola traccia di “Towards The Gates” non ha il diritto di essere parte di questo mondo, c’è altro da aggiungere? Registrato in maniera dozzinale, in tipico stile garage band, non riesce a decollare pur provandoci ovviamente, ma i ritmi e le composizioni rimangono fini a se stesse senza arte ne parte; i Sunn O))) in proporzione effettuano prog, giusto per capirci. Gli inserti sinfonici, le armonizzazioni che non hanno un vero e proprio filo logico, pare che portino ad esaltare gli opposti, si abbozza l’idea di stupire l’ascoltatore, ma così non è ahimè. Tutto è immaturo e superficiale. Anche le voci pulite, che tentano di portare pathos ed epicià lungo “Embrace of the Darkness”, rischiano di diventare barzelletta di sé stesse, fuori contesto e fastidiose non regalo nulla se non la voglia di skippare e sperare che la morte sopraggiunga per sfinimento. Abbiamo dei punti favorevoli per questo platter oppure tutto è da considerarsi biodegradabile? Sì, questi ragazzi hanno cambiato nome e preso la decisione di suonare in maniera leggermente distante da questo canovaccio di incomprensioni. Il death doom a dispetto di tutto ciò che se ne possa dire è un genere nobile, uno dei più malvagi e intolleranti che esistano al mondo, fortunatamente viene da dire! Perché infangare così tanta bellezza? Perché ridicolizzare una stirpe di musicisti che hanno dedicato la propria vita alla crescita e alla formazione di questo sottogenere? Miei cari Cemetery Fog (oggi Asphodelus) se le capacità non si hanno è giusto accrescerle e cercare di migliorare, le batoste tutti possono prenderle, ma ridicolizzare e infarcire una casa produttrice, siti e far perdere del tempo a gente che cerca di ascoltarvi, no, pare quasi una presa per i fondelli e al mondo di gruppi così non v’è necessità.
“Towards The Gates” dura solamente vent’otto minuti, ma quanto basta per definire tutto questo un parto malriuscito, un aborto discografico in salsa di nulla. Che la nebbia vi disperda e il cimitero diventi la vostra nuova casa. Saluti.