Recensione: Tra luce e ombra
Primo step fondamentale per approcciare il disco: cambiare l’outfit! L’esperto consiglia: camicie a fiori, gonne ampie e lunghe o minigonne stringate, immancabili jeans a zampa d’elefante o in alternativa salopette, scarpe con la zeppa in legno, fascia in testa, un po’ di frange qua e là e occhiali con lenti gialle stile aviator. Se siamo pronti e carichi allora possiamo partire nel viaggio con “I Viaggi di Madeleine”.
Il moniker incuriosisce, vero? In effetti la prima domanda che balena nella mente è: ma chi è Madeleine? Francesco Carella ci spiega che «Madeleine rappresenta l’anima adolescente [di ognuno di noi n.d.r.] che nonostante tutto il marcio resiste cercando di rimanere intatta». Il peregrinare dei nostri salentini inizia nel 2015, nella bellissima Lecce. Impostate le coordinate compositive, rilasciano il primo demo lo stesso anno e via via una serie di singoli, mini-tour e festival musicali che andranno ad alimentare il primo album omonimo nel 2019 (certo che dovete recuperarlo, che domande sono?!). Quattro anni per affinare la proposta e per decrementare la band da trio a duo (Giuseppe Cascarano non è più la chitarra del gruppo) e finalmente il 21 giugno 2023 esce il secondo lavoro in studio “Tra Luce ed Ombra”. Per questa occasione Frenkcarella (nome d’arte) e Giuseppe Quarta si attorniano di preziosi collaboratori che vanno ad arricchire il melting pot sonoro per una soluzione finale decisamente dotata e policroma.
Venendo al sound proposto, I Viaggi di Madeleine si descrivono così: «La nostra musica trascende la realtà e si proietta in mondi surreali, onirici, che in qualche modo sono le metafore del tempo che viviamo. Gli epiloghi delle storie che raccontiamo, il più delle volte, non sono rosei, anche se caratterizzate da messaggi di speranza e salvezza umana.» In effetti la loro proposta tocca spesso temi inerenti la condizione umana e il disagio sia sociale che esistenziale. La musica è evidentemente derivativa e paga il tributo a PFM, Banco del Mutuo Soccorso e Area, però con una precisa identità che si evolve e si riforma in un progressive ricco, con spruzzate di fusion, jazz e funky rock.
L’esplorazione musicale parte con “Migrazioni” brano strumentale dove il synth del polistrumentista Carella governa tutto il pezzo senza mai risultare aggressivo o soverchiante; l’immersione è subito totalizzante. La successiva “Frequenze Solari” è una meravigliosa cavalcata rock purpleiana per un pezzo davvero riuscito e travolgente che sul finale riserva anche qualche sorpresa. “Poker” tira fuori tutta l’anima jazz della band, mentre “Bronx” torna su tematiche sociali e di accusa incupendo il suono ma rimanendo ancorati all’hammond con cambi tempo e accelerazioni allucinogene. Altro brano strumentale con “L’ultima Battaglia” in linea con l’opener e con tutta la proposta musicale sino ad ora percepita. “Androgino” è un brano complesso e intimo, con ritmo lento e sincopato che ci trasporta nell’emisfero onirico della mente della band che racconta con delicatezza un tema attualissimo di sessualità e inclusività. Si torna a pestare con la successiva “Road Roller” pezzo distorto, folle per lo più strumentale accompagnato da sporadici vocalizzi (un evidente grazie al maestro della voce) e incredibili sali e scendi emozionali. Chiude l’itinerario musicale “Nostalgia” pezzo soggiogato dal fenomenale violino di Francesco Del Prete che “duella” con lo hammond di Carella stracciando l’oscurità della malinconia e del rimpianto.
Il viaggio dei “I Viaggi di Madeleine” termina qui (per ora) e ci lascia un’esperienza musicale appagante, cospicua e considerevolmente riuscita. “Tra Luce e Ombra” è un platter con molte luci ma anche qualche ombra sbarazzina e spontanea che, come nell’immagine di copertina, si diraderà ineluttabilmente, approfondendo il cammino per un tragitto esplorativo di grande valore e considerazione.
“E non pensare di esserne immune,
fai schifo e sei sporco ci sei anche tu in
quest’epoca folle di gente malata,
parole inutili che non valgono più a niente”