Recensione: Traced In Air
Dopo quindici anni dal debutto discografico, il chitarrista Paul Masvidal e il batterista Sean Reinert rimettono in piedi i Cynic, storica band floridiana nata a fine anni ottanta e autrice, nel 1993, del famoso disco intitolato Focus. Il disco impressionò la critica, essendo espressione di un genere sperimentale ricco di spunti molto innovativi che andavano dal death metal alla fusion con una naturalezza inusitata per i tempi.
Prima in tour e poi in studio, la band, da un paio d’anni, si è rimessa in gioco senza un’eccessiva pubblicità e artifici commerciali: in modo sobrio, i Cynic sono tornati finalmente al lavoro. L’attesa è stata grande, come la speranza che quel duo geniale riprendesse in mano gli strumenti per stupire ancora una volta. Ritengo di poter confermare un pensiero comune, se affermo che nessuno, in cuor proprio, avrebbe voluto trovarsi di fronte ad un Focus Part II.
Focus fu infatti un capitolo incredibilmente sperimentale che colpì tutti, critica, fans, neofiti. L’unicità del songwriting, affiancata a una indubbia capacità tecnica dei singoli, lo ha reso un capitolo irriproducibile. La band mescolò l’elettronica alla fusion, i filtraggi vocali al growl, il progressive al death metal, mai nessuno aveva concepito qualcosa di simile. Si capì fin da subito che tale capitolo sarebbe rimasto per anni, se non per sempre, un capolavoro d’un genere di nicchia, ma soprattutto che avrebbe influenzato un’intera generazione di band affiliate alla corrente che poi prese il nome di technical death metal. I giusti onori di tutto questo vanno attribuiti, senza nulla togliere ai compagni, a Paul Masvidal che, per chi non lo sapesse, è lo stesso chitarrista cantante che compone la musica degli Aeon Spoke, band autrice di un rock alternativo molto emozionante. Può un artista scindere le proprie ispirazioni per creare un prodotto ad hoc solo perché deve chiamarsi Cynic? Può il nuovo corso professionale di un musicista così profondo dividersi tra passato e presente senza venir meno alla credibilità artistica che lo ha sempre contraddistinto? A parer di chi scrive: no! In questo caso l’axeman ha fatto rinascere le ispirazioni del planetario astronomico di Focus, ha nutrito tali idee con i frutti nati dalla natura Aeon Spoke di “Above the Burtied Cry” ed ha dato vita a Traced In Air.
A chi mi chiedeva cosa mi aspettassi dal loro prossimo album rispondevo che prevedevo l’uscita di un disco che fosse un mix tra Aeon Spoke e Cynic vecchia maniera. Stavolta avevo proprio ragione: Traced In Air, infatti, è un album ricco di tecnicismi, melodie emozionanti proprie dell’alternative rock e tanto care all’attuale attitudine compositiva musicale di Masvidal, e che ordisce, ancora una volta, un intreccio di metal, fusion melodico e sfumature progressive. Solo che tali ingredienti sono presenti in misure differenti. “Traced In Air” manca in parte di quella sperimentazione geniale che aveva contraddistinto canzoni come Celestial Voyage, Sentiment o Textures, ma mette comunque in evidenza una capacità di calamitare l’ascolto come poche band di questo genere sono riuscite a fare.
L’album è caratterizzato da arrangiamenti di alta qualità, riflesso delle abilità tecniche dei musicisti del gruppo. Ritmiche, assoli, aperture melodiche, un leggero gusto progressivo: il full length è il manifesto della nuova era dei Cynic. Una band che continua ad apparire mai banale, che non si ripete, pur mantenendo inalterata la propria personalità, quella che l’aveva proiettata nel firmamento dei maestri della musica. I brani, sebbene molto strutturati, sono caratterizzati da una ascoltabilità semplice e raffinata. Le canzoni spiccano per gusto e ricercatezza melodica. I numerosi arrangiamenti non appesantisono per nulla l’ascolto, anzi lo valorizzano. I tecnicismi vecchia maniera non mancano, in particolare nell’esecuzione dei primi due brani: Nunc Fluens e The Space for This. Questi due pezzi sono un omaggio alla memoria più pura che riporta all’ormai lontano 1993. Sebbene sia (quasi) scomparso il growl, la pesante dose di filtraggio vocale e l’elettronica, e si sia inserita la timbrica pulita e “robotica” di Masvidal (forse la sorpresa più grande, specie ad un primo ascolto!) i brani ricordano molto il primo “Cynic sound”, in particolare per quanto proposto alle chitarre. Il compito di richiamare le dilatate atmosfere fusion spetta a The Unknown Guest e a King of Those Who Know. Sean Malone esegue, grazie al suo caratteristico stile al basso e/o chapman stick, delle linee ritmiche fusion a dir poco sbalorditive e ben integrate nelle composizioni di chitarra e batteria.
Evolutionary Sleeper, Integral Birth, King of Those Who Know sono canzoni che mostrano il loro lato più profondo e affermano la loro evoluzione artistica: quella cioè che più incontra l’attuale ispirazione compositiva che Paul Masvidal produce attualmente con gli Aeon Spoke. I brani sono caratterizzati da armonie magnetiche e ipnotiche che portano l’ascoltatore a goder contemporaneamente sia degli aspetti emotivi, sia di quelli tecnico esecutivi. Comprenderete quindi il perché della melodia che avvolge queste nuove composizioni e ne apprezzerete la coerenza stilistica.
A detta di chi scrive è forse Adam’s Murmur il brano simbolo del nuovo corso della band floridiana: tre minuti e mezzo nei quali si intrecciano il vecchio e il nuovo, la rediviva e spaziale energia di Focus con le progressività sonore di Traced In Air. Infine, assolutamente degni di nota sono gli assoli e le esecuzioni alla batteria. Sigilla il tutto una produzione limpida, pulita, capace cioè di far trasparire tutta la purezza e lo squisito gusto compositivo del combo statunitense.
Abbiamo aspettato, quindi, diversi anni, ma ora ci siamo: sono ritornati e con Traced In Air, probabilmente, lasceranno ancora il segno. Avevate qualche dubbio?
Nicola Furlan
Parliamo del disco sul forum, nel topic ufficiale dei Cynic!
Tracklist:
01 Nunc Fluens
02 The Space for This
03 Evolutionary Sleeper
04 Integral Birth
05 The Unknown Guest
06 Adam’s Murmur
07 King of Those Who Know
08 Nunc Stans
Line up:
Paul Masvidal: voce, chitarra
Sean Reinert: batteria
Sean Malone: basso
Tymon Kruidenier: chitarra