Recensione: Traditio Satanae
Gorgon.
Sebbene tale monicker possa non suggerire granché di significativo all’ascoltatore medio, si riferisce a coloro che furono tra i fautori più precoci del second wave black metal in territorio francese. Il loro primo demo risale difatti al 1992, il loro primo full-length – The Lady Rides a Black Horse – al 1995; i successivi platter arrivano a lambire i primi anni 2000, dopodiché risalta un silenzio discografico – punteggiato soltanto da uno split ed un paio di compilation – perdurato sino al 2019, anno in cui risorgono come creatura dell’unico membro rimasto, Christophe Chatelet, che ne prende saldamente le redini traghettandola fino al più recente Traditio Satanae.
Che dire dunque dei Gorgon del 2021? Anzitutto, nella loro proposta troviamo un approccio assolutamente in continuità con il platter precedente, ovverosia un black/death furibondo e serrato esprimentesi al massimo in brani brevi ed incisivi. Ne sono un esempio compiuto le tracce poste in apertura, rappresentate dal duetto Blood of Sorcer e Death Was Here, non scevre tuttavia di interessanti linee melodiche tanto da renderle quasi dissectioniane negli intenti. Le ritmiche si fanno meno trafelate in Entrancing Cemetery, la cui durata più considerevole e l’allentamento della partitura permette di sviluppare dinamiche più complesse e armonizzazioni persino più intriganti. Queste ultime ci permettono di carpire appieno come, pur essendo la proposta in esame piuttosto essenziale e priva di compromessi, ci si trovi in presenza di un songwriting maturo e ben studiato, frutto dell’indubbia esperienza del mastermind. Un simile afflato è riscontrabile anche in Sacrilegious Confessions, nella quale l’assalto frontale dei Gorgon, senza mai privarsi di mordente, si ammanta di suggestioni thrasheggianti. Non soltanto black metal old school dunque, ma molteplici influenze che, pur restando tradizionali in senso lato, riescono nell’intento di fornire all’amalgama delle peculiarità meno marcate rispetto alle passate release della formazione. Ciò conferisce a Traditio Satanae maggiori vividezza e fruibilità, tanto da essere in grado di far presa anche sull’attenzione dell’ascoltatore avvezzo a sonorità più moderne.
Chatelet riesce dunque a confezionare un prodotto che, pur mantenendosi strettamente nei canoni del black metal second wave di ispirazione scandinava, risulta vibrante e genuino; pur essendovi una buona dose di mestiere, quest’ultimo è stemperato da un’autenticità che vibra in ogni singola nota del disco. Non vi è un highlight in stricto sensu, ma non è necessariamente un male: non vi sono difatti neppure filler o cali di tensione, sicché la fruizione procede agevolmente anche ad un ascolto distratto. Non sfuggirà inoltre a chiunque apprezzi una certa estetica primigenia l’artwork, presentante meglio di qualsiasi premessa l’attitudine di Traditio Satanae. Tradizione, dunque, ma con una bella spruzzata di follia. E no, non parliamo della locura.