Recensione: Train Of Life
In un mercato ipertrofico e sempre più assortito, in cui la quantità di nuove proposte di buona levatura sta assumendo contorni al limite dell’ingestibile, capita talora di imbattersi in album che lasciano realmente perplessi.
Dubbi che si concretizzano non solo al riguardo dell’effettivo valore di quanto proposto o, in casi estremi, concernenti la scarsa preparazione dei musicisti coinvolti, ma che, partendo da una prospettiva più ampia, lanciano interrogativi sull’opportunità di pubblicare un prodotto che, sin dalle prime impressioni, non dimostra alcuna caratteristica in grado di farlo emergere per qualche minima ragione dalla massa o, quantomeno, di catturare l’attenzione di qualche appassionato.
È il caso, come facile da intuire, dei qui presenti Toja, band germanica dalle influenze sparse tra hard rock, heavy classico, sinfonico ed una punta di epic, che con “Train Of Life” giunge al terzo capitolo sulla lunga distanza, dopo “First Step” del 1999 e “The Spirit Of…” edito nel corso del 2007.
Ammetto sinceramente di non aver mai avuto a che fare con l’onesto quartetto teutonico, ma dopo la frequentazione del loro recente materiale, la convinzione che questa mancanza sia effettivamente una grossa sfortuna, non pare poi tanto marcata.
I motivi sono presto detti.
Canzoni scialbe ed al limite della monotonia, qualche scintilla di classe ed alcune idee di buona qualità, annegate in un oceano di suoni ripetitivi e trame da sbadiglio perpetuo, ed una voce, quella del singer “tuttofare” Thomas Rinn, che il più delle volte fuoriesce dagli amplificatori come un gemito incontrollato, fastidioso ed insicuro, facendo pensare ad una sorta di bruttissima copia di Roger Waters, sprovvisto oltretutto, del supporto garantito dalle atmosfere sontuose ed irraggiungibili degli enormi Pink Floyd. Il tutto, racchiuso in una produzione, paragonabile ad una release amatoriale delle più scadenti e dozzinali.
Ce n’è abbastanza insomma, per cestinare senza possibilità d’appello un disco che avrebbe di certo potuto essere studiato e concepito in modo migliore. L’originalità, non è, infatti, patrimonio molto diffuso o frequentato a questi livelli, ma appare davvero un grave peccato il mortificare le buone doti strumentali del resto della band e gli spunti hard rock-heavy alla Savatage sparsi ovunque, in una serie di brani soporiferi e privi di smalto, incorniciati da melodie tediose e per lo più banali.
Un songwriting senza dubbio poco ispirato e non utile nel produrre grandi risultati, che però, quando riesce ad allineare una serie d’idee interessanti, viene inesorabilmente troncato dall’insipienza dei suoni e dalla scarsissima incisività delle linee vocali come sottolineato poc’anzi. È il caso, ad esempio, di una coppia di tracce come “Night To Remember” e “End Of A Nation”, canzoni che, come germogli in una terra arida, mostrano lampi d’ottima classe strumentale che grida vendetta per quanto è mal sfruttata, soffocata da un impianto sonoro disastroso su cui riescono a porsi in risalto soltanto i lamenti sconclusionati del sempre poco convincente Rinn.
La piccola Avenue of Allies, dopo averci proposto alcuni articoli di piacevole ascolto, questa volta sbaglia dunque clamorosamente il bersaglio, affidandosi ad un album davvero trascurabile e del tutto insufficiente. Errori tipici di chi è agli esordi di un percorso che auguriamo comunque ricco di soddisfazioni.
Ai Toja invece un consiglio sincero: il cambio simultaneo di cantante e producer, potrebbe rivelarsi una delle mosse più azzeccate e vincenti per un più felice proseguimento di carriera…
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Tracklist:
01. Train Of Life
02. No Cross
03. Just A Love-Song
04. First Love
05. End Of A Nation
06. All Of My Life
07. Slave To The Machine
08. Hold My Hand
09. Night To Remember
10. Circle Of Lies
Line Up:
Thomas Rinn – Voce / Chitarra / Basso / Percussioni
Jan Thielking – Chitarra / Tastiere / Basso / Percussioni / Programming
Oliver Dietz – Basso
Tim Dierks – Batteria