Recensione: Transcend The Absolution
Dal Veneto una poderosa dimostrazione che il confine fra i sessi – per fortuna… era ora! – non esiste più, nemmeno nell’infuocato calderone del metal estremo.
Gli Psychotomy, infatti, presentano nelle loro fila Lory alla chitarra e voce, Nene all’altra chitarra e, quindi, la parte maschile, specializzata nella sezione ritmica (Jek al basso e Marco alla batteria).
Dopo il classico demo d’ordinanza nel 2011, quest’anno è la volta di questo full-length (seppur breve) autoprodotto: “Transcend The Absolution”. Sebbene la band sia assieme da nemmeno due stagioni, la coesione è tanta così come l’unità d’intenti. E, difatti, il disco è un terrificante bombardamento sonoro che prende spunto dal thrash americano, slayeriano in primis. Su tale struttura di base, gli Psychotomy hanno aggiunto più elementi specifici del death, fra i quali – senz’altro – spicca il furibondo growling di Lory, davvero una furia scatenata che, mai, fa ‘vedere’ il suo collo, tutt’altro che taurino. L’incessante riffing delle chitarre ritmiche, poi, spazia sia nelle semplici e lineari strutture del thrash, sia in quelle più articolate del death. Senza che si perda la bussola: i quattro ragazzi veneti hanno bene in testa il loro particolare stile, e lo mettono giù con tutto il vigore possibile; non sconfinando mai nel caos o nell’approssimazione.
Buono anche il suono del CD: il fatto che l’ambito sia quello delle autoproduzioni si sente solo nella resa, un po’ debole, del rullante. Trattandosi di un difetto presente anche nelle realizzazioni ufficiali, la promozione ben oltre la sufficienza è garantita: le canzoni di “Transcend The Absolution” paiono davvero uscire dagli speaker, travolgendo tutto e tutti con la loro belluina quanto genuina energia vitale.
Daniele “dani66” D’Adamo
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