Recensione: Transcendence Hymn
Appena formatisi e già all’arrembaggio con un EP, ancorché breve, di appena 17 minuti. Sostanzialmente tre pezzi, visto che ad aprire e chiudere le danze (macabre) ci sono un’intro ed un’outro, ma con le idee chiare, darsi all’horror metal, etichetta che la band si è autoaffibbiata. I ragazzi non sono di primo pelo, provengono da esperienze precedenti; per tre/quarti si tratta di membri appartenuti ai Sick Therapy Armageddon (un album pubblicato nel 2009), mentre ai microfoni troviamo Scarlet (al secolo Francesca Queirolo), volitiva sacerdotessa del culto della Galleria della Dannazione.
I nostri sono un coacervo di influenze ed intenzioni, black e thrash metal (Lord Edgar e Nasco), NWOBHM (Low), death metal (Scarlet); ad amalgamare il tutto la targhetta “horror”, apposta con evidenti richiami ai padri del genere, perlomeno per quanto riguarda la scuola italiana, ovvero i Death SS. Postomi all’ascolto del tris offerto dai genovesi, l’effetto è stato solo parzialmente quello che le aspettative sembravano preludere. La componente orrorifica è garantita quasi esclusivamente dalle vocals di Scarlet, inquieta, aggressiva e disperata nel suo tessere trame oscure e malefiche, poiché a livello strumentale e di songwriting i Damnation Gallery sono più vicini a realtà come gli Hellion di Ann Boleyn, gli Warlock più grezzi e trucidi di “Burning The Witches” e gli Holy Moses, anzi i Temple Of The Absurd, progetto di Sabina Classen in cui la guerriera Aachen tentò di coniugare thrash, heavy e un po’ di sperimentazione psichedelico-depressiva.
Tre tracce sono davvero poche per esprimere un giudizio compiuto ed esaustivo su una band che evidentemente sta cercando la sua fisionomia e che nel frattempo ha smosso le acque apparecchiando un antipasto interlocutorio. Il pubblico ha modo di farsi almeno un’idea e prepararsi all’ascolto di una pietanza da venire magari più ricca e corposa. Tuttavia siamo ugualmente chiamati ad esprimere un giudizio su “Transcendence Hymn”, che mostra ancora qualche incertezza produttiva (l’EP è autoprodotto ma recentemente è stato ripreso in carico dalle Masked Dead Records) e per adesso si limita a collocare i Damnation Gallery in un ambito musicale di riferimento, un heavy metal venato di appigli thrash e dalle velleità solforose e mefistofeliche.
Scarlet non intende dare grosse chance e interpretazioni variegate, puntando tutto su rabbia ed angoscia, la band alle sue spalle erige strutture solide che per il momento non fanno gridare al miracolo. Opera IX, Cadaveria e chissà, forse anche Venom, Mercyful Fate, Necrodeath, possono essere nomi che in controluce (pardon… in penombra) godono della stima e dell’apprezzamento dei Damnation Gallery e che rappresentano l’orizzonte degli eventi per la band ligure, in attesa di poter esplorare un full-length per intero. Il sound è molto scarno e “raw”, immagino volutamente; per 17 minuti può bastare, una scaletta più nutrita avrà forse bisogno di una vitalità e di un florilegio di spunti di maggior generosità. Attendiamo fiduciosi.
Marco Tripodi